Sulla Direttiva Europea per i lavoratori della gig economy, come i fattorini (rider) delle consegne a domicilio, approvata il 16 aprile 2019 dal Parlamento Europeo si è espresso Antonio Aloisi, ricercatore universitario ed esperto di diritto del lavoro nell’ambito delle piattaforme digitali.
Si può leggere dal suo profilo Twitter il seguente commento:
“La direttiva, nonostante riferimenti a lavoratori atipici, on-demand, voucher-based, gig-economy, copre solo quelli in un *employment contract* o *employment relationship*. Zero-hour e platform workers non soddisfano quel criterio.
I “lavoratori domestici, a chiamata, intermittenti, a voucher, tramite piattaforma, i tirocinanti e gli apprendisti” rientrano nel suo ambito di applicazione solo se soddisfano i criteri giurisprudenziali UE di subordinazione (eterodirezione, non marginalità, onerosità).
Si tratta di un passo in avanti. Ma il contributo potrebbe non essere significativo. Senza un cambio nell’interpretazione che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea dà della nozione di *employment relationship*, queste categorie resteranno fuori dall’ambito di applicazione.
Bisognerà aspettarsi del contenzioso su leggi domestiche di trasposizione della direttiva, da un lato per testare la coerenza dei testi adottati con quello UE, dall’altro per dare la possibilità alla Corte di Giustizia di rivedere in chiave evolutiva la sua interpretazione.”
In conclusione, resta ancora in sospeso la determinazione di diritti per i fattorini (rider), per i lavoratori domestici e per tutti quelli che lavorano tramite piattaforme digitali in Italia.
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