MILANO – Ha lasciato un posto di prestigio Google “e non è stato facile”: lo ha fatto perché l’advertising, e, di conseguenza, il ‘social’ sono diventati il mandato predominante della società, a scapito di tecnologia e innovazione sempre meno supportate.
È la storia di James Whittaker, ingegnere informatico che ha lavorato per quasi tre anni nell’azienda di Mountain View e, dopo una lunga riflessione, ha mollato l’ancora (per poi approdare a Microsoft).
I motivi della scelta li precisa lui stesso in un post che ha fatto il giro del web:
“Tre anni fa – racconta – Google era una compagnia basata sulla tecnologia, che cercava di spingere i suoi dipendenti a innovare. La raccolta pubblicitaria era molto importante ma rimaneva, in un certo senso, sullo sfondo: Google è stata una ad company nella misura in cui lo è una buona emittente televisiva visto che i grandi contenuti attirano i pubblicitari”.
Insomma “la pubblicità aveva il suo spazio ma l’innovazione manteneva un ruolo forte e, soprattutto, era decisamente supportata dal board aziendale”.
L’ex manager cita i casi di Gmail e Chrome, due prodotti “sviluppati e migliorati dal basso” facendo leva proprio sullo spirito innovatore e creativo. “All’epoca – sottolinea Wittaker – chiunque avesse idee o le competenze per contribuire poteva essere coinvolto: più in generale c’era un netto interesse da parte dell’azienda allo sviluppo di nuove soluzioni, sia software che hardware”.
La missione social però ha dato presto segnali di debolezza, soprattutto nella competizione con Facebook. “Gli sforzi della nostra società avevano prodotto solo un paio di prodotti come Wave e Buzz – continua l’ex manager – mentre per esempio Orkut non ha mai preso piede, al di fuori del Brasile”.
Nonostante ciò il social è diventato ancor più predominante per la società, anzi, sotto la guida di Larry Page è divenuto il vero mandato aziendale di Google.
“Tutti i nostri prodotti sono stati agganciati a Google+ – rileva Whittaker – la ricerca è diventata sociale, Android è diventato social e così YouTube”.
”Troppo – dice l’ex manager Google – anche perché nel frattempo l’innovazione è stata poco supportata; i Google Labs sono stati chiusi; le Api (per anni rimaste libere) sono diventate a pagamento e, infine il leggendario 20% del tempo libero,che Google lasciava ai suoi dipendenti per inventare e innovare, è stato via via ridotto. Ce n’era abbastanza per lasciare!”.