Super tecnologici, ‘svegli’, e un po’ cinici: è la generazione Y

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TECNOLOGICI E CINICI – Super tecnologici, flessibili, concreti, ‘svegli’ ma anche un po’ cinici, delusi (prematuramente) dal futuro.

Sono i giovani italiani nati dopo gli anni  Ottanta , quelli della generazione y, al centro di una ricerca realizzata dall’ Istud: “Generazione Y. I surfisti nella rete e il mondo del lavoro”.

L’attenzione dei ricercatori s’è concentrata sulle aspettative dei giovani nei confronti del proprio futuro, sulla loro idea di organizzazione del lavoro, sui loro ideali.

Il “‘campione” era rappresentato da 1400 giovani studenti universitari e  70 neofiti del mondo del lavoro.

I ricercatori inoltre si sono basati su alcuni ‘focus group’ con gli studenti e anche i dati raccolti in queste occasioni sono risultati molto utili per analizzare un fenomeno poco studiato in Italia ed invece già analizzato in Francia e Inghilterra.

LA GRANDE AZIENDA NEI SOGNI LAVORATIVI – I giovani italiani sognano la grande azienda  tecnologicamente evoluta, possibilmente multilazionale, preferendola alle piccole e medie imprese che sono percepite come luoghi di lavoro più restrittivi.

Questi ragazzi non badano tanto al tempo passato in azienda ma piuttosto alla concretezza dei risultati e, altro dato significativo, danno molta importanza  alla comunicazione con i colleghi ed i superiori.

I giovani descritti nella ricerca, cercano un lavoro che consenta loro di viaggiare e muoversi con una facilità, ma non hanno altrettanto forte disponibilità a sostenere sacrifici per perseguire il loro obiettivo. La generazione y italiana è quella del “tutto e subito” (idea confermata direttamente da molti intervistati), in forte discontinuità rispetto alla visione della famiglia.

TUTTO E SUBITO – Le nuove leve “analizzate” dall’Istud riconoscono l’impegno e la disponibilità al sacrificio e l’approccio “etico” al lavoro dei genitori, ma sono poco disposti a farli propri. Per questi giovani prima vengono le loro aspirazioni poi i valori aziendali.

Sono comunque disposti a rimettersi in gioco, rinunciando anche a certezze acquisite, e ad affrontare nuove sfide che considerano più coerenti con i propri interessi.  Questi giovani risultano poco interessati agli investimenti sul lungo periodo e più attenti invece ad ottimizzare in fretta i risultati.

“Tutto subito” insomma, come cantava una volta il rocker ribelle Eugenio Finardi.  Vecchio, forse, per la generazione y, ma ‘in linea’, pare, con il loro modo di essere.

 

di Giuseppe de Paoli