Reti d’impresa e coworking, fenomeno in crescita

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MILANO – Sono sempre più numerose le aziende che, infrangendo tabù consolidati, decidono di adottare la formula del coworking mettendo insieme risorse, prospettive per il futuro e, non di rado, anche gli uffici.

LA RETE – delle imprese italiane è cresciuta silenziosamente ma vistosamente: oggi sono quasi 2000, secondo i dati di Union Camere, le imprese che hanno stipulato contratti di rete, con tanto di autenticazione dal notaio e se si considerano le collaborazioni ‘informali’ (però stabili) il numero sale, e parecchio.

La via dell’aggregazione funziona e produce emulazioni. La rete può essere verticale o orrizzontale: nel primo caso rientra l’esperienza di Esaote (produzioni biomedicali) che ha stipulato un contratto particolare con i suoi fornitori con l’obiettivo di consolidare la filiera, responsabilizzarla e coinvolgerla in una forma di partenariato.

Ne secondo caso rientra la Racebo, una rete di aziende della componentistica per moto che si sono unite per rafforzare il loro peso sul mercato.

O, ancora, la rete “Baco” nata a Bologna per iniziativa di quattro piccole aziende della riabilitazione medica e dell’ortopedia: insieme contano mille addetti e puntano ora al mercato cinese!

Gli esempi insomma non mancano.

UN FENOMENO IN ESPANSIONE-  quello delle reti d’impresa: un fenomeno culturale oltre che economico, in crescita a tal punto che Confindustria ha costituito un’apposita Agenzia, guidata da Aldo Bonomi e affidata a Fulvio D’Alvia.

L’obiettivo è “portare il contratto di rete in Europa per permettere lo sviluppo di collaborazioni imprenditoriali anche al di fuori del territorio nazionale”. Ed anche “inserire le reti di impresa nella programmazione comunitaria 2014-2020 e accedere ai fondi strutturali, soprattutto in relazione ai finanziamenti per la ricerca e l’innovazione”.

 

di Giuseppe de Paoli