Csi Piemonte: Futuro incerto

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TORINO– Succedono strane cose nell’ambito ICT. L’esecutivo Monti ha finalmente varato l’Agenda digitale per il rilancio del settore ICT – giustamente definito come strategico – ma in Piemonte manca certezza sulle sorti del CSI (Consorzio per il Sistema Informativo) la più importante azienda informatica della Regione e una delle piu’ rilevanti a livello nazionale.

L’ente – creato da Regione Piemonte, Politecnico e Università di Torino – ha 1200 dipendenti in attivo è già stato destinatario di un disegno di legge che propone di riorganizzarlo creando al suo posto una “Società Regionale per l’Innovazione Digitale in Piemonte”.

In teoria una società di capitali interamente pubblica che però potrà scorporare tutte le sue attività – come prevede lo stesso progetto legge – assegnandole a una o più società per azioni o Spa, solo inizialmente controllate dalla capofila. Di fatto, il preludio a una privatizzazione dell’ente!

Secondo la Regione l’unica occasione per garantire un futuro al Consorzio e anzi garantire entro cinque anni, quando il progetto sarà a regime, nuovi posti di lavoro.

Secondo CGil-Cisl-Uil -che hanno firmato un comunicato comune- si tratta di un piano “frettoloso e confuso che invece di rilanciare il Consorzio e tutto il comparto dell’ICT si propone di svenderlo a non meglio identificati soggetti privati”.

“Un piano non credibile – aggiungono dal canto loro i lavoratori Csi – come non sono credibili le cifre su eventuali asunzioni fornite solo per far “digerire” la privatizzazione.

In questa situazione s’è fatta avanti nei giorni un’azienda americana interessata all’acquisto di Csi

Una vicenda tutta da definire quindi, che preoccupa lavoratori e sindacati, tanto più in mancanza di un piano industriale chiaro (che i dipendenti reclamano da mesi) e di rassicurazioni reali sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

Maggiori garanzie, chiedono i sindacati e i lavoratori, che hanno aperto anche una pagina Facebook.

Per Eleonora Artesio della Fse “Chi accetta il superamento del consorzio pubblico a favore di una partecipazione mista e di una gestione a terzi deve dimostrare, attraverso una dettagliata relazione di mercato, il vantaggio economico di questa trasformazione. E questo nel documento della regione non c’è”.

La partita quindi rimane aperta.

di Giuseppe de Paoli