Letizia Bronzetti ha 29 anni, nata a Terni, vive e lavora a Roma. Durante l’Università lavora nel cinema come Assistente Regia. Una volta laureata frequenta il Master in “Editing e Scrittura di Prodotti Audiovisivi” a Torino e si interessa sempre di più al mondo del Web Marketing e dei Social Media.
Cresciuta nel mondo del calcio (suo padre è il famoso manager sportivo Ernesto Bronzetti) nel 2010 consegue il Master In “Economa e Management dello Sport”. Attualmente Digital Planner & Social Media Strategist presso la Red Carpet Sport.
Va pazza per i Pearl Jam, colleziona dischi in vinile e ama la tranquillità delle città del NordEuropa. Il suo regista preferito è Darren Aronofsky, ama il verde della sua Umbria e vorrebbe vivere altri 100 anni solo per taggarsi nello spazio.
L’ultimo social post?
Neanche un minuto fa! Ho aggiornato la fan page dell’Azienda per cui lavoro, la Red Carpet Sport.
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Lo ammetto, ho visto la parodia di Call Me Baby di @MattGabboBise! Non è Frank Sinatra ma è incredibile l’effetto virale che ha scatenato.
Mac, Windows o Linux?
Decisamente Mac! Non posso fare a meno del mio Iphone e del mio Macbook.
L’ultimo acquisto online?
Un disco: Yield dei Pearl Jam.
Un libro che ha segnato la tua vita?
Ti posso dire un libro che avrei voluto scrivere io! Si tratta di “Create” di Mirko Pallera, co-fondatore di Ninja Marketing, è una delle menti più fervide e rivoluzionarie del marketing contemporaneo.
Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Prima di diventare Digital Planner sono stata Assistente Regia nel cinema e in un certo senso questo lavoro mi ha in-segnato molto. Ho avuto a che fare con tipologie di persone molto diverse e riuscire a lavorare con tutti non è stato facile.
Col senno di poi però posso dire che questa esperienza mi ha aiutato molto. Anche il digital planner lavora in contesti e con persone sempre nuove, e ora sento di saper gestire meglio le situazioni. Della serie tutto torna.
Quando hai deciso di diventare digital planner?
Sono sempre stata una patita del web e dei social network. Credo che rappresentino una potenza incredibile per diffondere informazioni… e poi la condivisione è un concetto che adoro.
Un momento preciso non c’è, lavorando per un’azienda a Milano mi sono creata da sola questo ruolo, all’inizio non stato facile ma alla fine i risultati sono arrivati.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Credo che non si debba mai smettere di studiare, soprattutto nel mio campo bisogna essere sempre aggiornati. L’esperienza aiuta moltissimo nel sapere gestire le situazioni ma da sola non basta e poi… mi piace studiare!
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il mio primo colloquio l’ho avuto con Pupi Avati per il film “La cena per farli conoscere”.
Mi sono presentata armata di tanta volontà e umiltà, ero emozionatissima, Pupi Avati è un personaggio molto affascinante, ma alla fine è andata bene e lì ho iniziato la mia esperienza nel cinema.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Grazie alla Red Carpet Sport mi capita di incontrare ogni giorno grandi VIP, dai campioni dello sport fino alle star internazionali. Qualche nome? Durante l’ultimo lavoro ho conosciuto niente meno che Andy Garcia e quello ancora prima Alessandro Del Piero, non male vero?
E un’intuizione vincente?
Spero sia quella che ho ora! Riguarda lo sport e i social, ma non la dico per scaramanzia!
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare digital planner come te?
Gli consiglio di seguire dei corsi di aggiornamento, ce ne sono alcuni molto buoni che sono anche utili per crearsi dei contatti di lavoro. E poi curate la vostra presenza on line e non trascurate Linkedin. Infine ci vuole passione…senza quella sarà dura lavorare in spiaggia e twittare nei week-end!
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Ha cambiato indubbiamente il modo di lavorare ma l’Italia continua ad essere un fanalino di coda rispetto ad altri paesi in Europa. La tecnologia può essere un buon modo per creare nuovi posti di lavoro e nuove figure professionali ma lo scarto tra avanzamento della tecnologie e riforme sul lavoro sta diventando troppo ampio e rischiamo di perderci il momento.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Credo che serva maggiore consapevolezza dei mezzi informatici, del loro potenziale e maggiore tutela per chi con il web ha saputo costruire la propria professione. inoltre c’è molta confusione sulle varie professioni del web, in questo senso potrebbe essere molto utile.
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Aiuto le aziende a curare la loro presenza on-line. E per presenza non intendo “esserci” e basta…è un lavoro molto più complesso che alla fine paga. Non ha capito vero? 🙂
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
No, credo che valga molto di più la responsabilizzazione individuale piuttosto che la regola rigida.
Il “metodo” è indispensabile ma ognuno ha il suo. il networker può lavorare ovunque, basta una connessione wifi e un computer, poi sta a noi trovare il modo migliore per organizzare e ottimizzare il lavoro, anche in base alle esigenze del cliente.
Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Di social friend ne ho tanti, ma è diverso da avere un amico vero. I social firiend sono importanti per lo scambio di idee e per la condivisione di informazioni, alla fine siamo tutti figli del 2.0
Pochissimi ne frequento anche off-line, il mio tempo libero lo dedico più che altro agli amici di sempre e alla mia splendida famiglia.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Sempre! E non solo per curiosità. Credo che prima di qualche colloquio di lavoro sia indispensabile informarsi e studiare. Bisogna arrivare sempre preparati sulle persone e sui fatti di cui andremo a discutere, è sicuramente un buon biglietto da visita.
di Mario Grasso