MILANO – La gran parte delle società italiane, salvo lodevoli eccezzioni, sottovaluta le potenzialità del digitale e dei social media per comunicare il proprio valore d’impresa.
È quanto risulta dalla ricerca Employer Branding Online Awards 2012, svolta da Lundquist research.
La ricerca conferma un assunto noto: per molte aziende del paese il digitale rimane ancora, essenzialmente, un’attività per ragazzi smanettoni.
Sono solo otto le imprese nostrane che superano la soglia della sufficienza nella ricerca. Tra queste il primo posto spetta alla società emiliana Hera seguita da Telecom Italia e Eni.
Non sfigurano, rispetto alle società europee, aziende come Luxottica, Pirelli, Terna, Hewlett Packard Italia e Intesa San Paolo.
La maggior parte delle imprese del Bel Paese pero’ fatica a comprendere l’importanza di essere presenti su un social network professionale (come, ad esempio, Linkedin) e del relativo impatto sul mondo del lavoro, una potenzialita’ che viene invece maggiormente compresa ai livelli ‘alti’ delle aziende
Solo il 3% delle imprese italiane –sostiene la ricerca- utilizza regolarmente canali social come Twitter e Facebook per finalità di employer branding, mentre in Europa li utilizza almeno un’azienda su quattro!
Le imprese italiane insomma rimangono aggrappate a un concetto tradizionale di recruitment, oramai superato nei fatti.
I siti delle aziende italiane perciò vengono, sempre più spesso, scavalcati da chi cerca occupazione e si rivolge invece ai social network professionali (linkedIn in primis) o generalisti che offrono piu’ chiarezza espositiva e maggiori possibilità d’interagire.
La ricerca, che ha preso in considerazione le 100 maggiori società italiane per dipendenti e fatturato, rivela una situazione pressoché senza alcun progresso rispetto a quella mappata due anni fa: le potenzialità dei canali digitali rimangono perlopiù inesplorate, né s’intravedono strategie di maggior utilizzo dei social-media.
Eppure investire in employer branding online, soprattutto in tempo di recessione, servirebbe a creare fiducia nei mercati e a migliorare decisamente la situazione delle imprese.