L’Italia ha la sua strategia digitale. Sarà la volta buona?

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MILANO – Il governo italiano ha inviato alla Commissione europea il progetto per il rilancio della strategia digitale in Italia.

Strategia per la crescita digitale 2014-2020 è il titolo del documento, ancora in fase di consultazione, che farà da guida per le azioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri da qui ai prossimi anni, in linea con le richieste e i tempi dell’Europa.

Identità digitale, e-skills e smart city sono i tre pilastri su cui si baserà l’azione governativa. Per quanto riguarda le competenze digitali, la situazione italiana ancora ci vede in uno stato di arretratezza preoccupante.
Basta leggere un dato: circa il 40% degli italiani non possiede un computer, non sa inviare un’e-mail, né pagare un bollettino on line.

Il divario digitale pone sempre l’accento tra il Nord e il Sud del paese: Basilicata e Campania sono le prime per analfabetismo digitale.
In questa situazione rientrano anche i ritardi sulle capacità informatiche delle piccole e medie imprese. Un dato su tutti: solo il 5% delle imprese italiane vende online. Il quadro è ancora più drastico se aggiungiamo che per oltre il 40% delle imprese il principale ostacolo all’utilizzo di Internet sia la percezione di inutilità rispetto alla propria attività.

Nei prossimi anni la domanda di competenze digitali continuerà ad aumentare e questo rappresenta la vera sfida per la modernizzazione del paese e la sua capacità di competere.

Secondo il governo italiano, “il divario tra la domanda e l’offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nel settore pubblico che nel settore privato”.

Come ogni azione culturale ci vorrà del tempo “poiché gli effetti delle politiche educative non sono immediati, sarà necessario ricorrere anche a risorse private per rispondere in tempi brevi alla domanda di competenze digitali”.

Per quanta riguarda il mondo del lavoro, “i lavoratori vedranno accresciute le capacità di usare competenze digitali nel contesto lavorativo, nei processi di business e nella progettazione di prodotti e servizi; gli imprenditori, i manager a tutti i livelli nelle organizzazioni, aumenteranno la loro capacità di individuare e sfruttare le opportunità offerte dalle ICT; gli specialisti ICT, acquisendo maggiori competenze incrementeranno le loro capacità di fare innovazione di prodotti e servizi”.

L’Agenzia per l’Italia Digitale sara promotrice e coordinatrice delle attività, anche tramite la Grand Coalition for e-skills, insieme di portatori di interessi pubblici e privati legati al mondo ICT che contribuiranno con interventi di formazione generale e specifica, con particolare riferimento alla (ri)qualificazione professionale.

I risultati delle azioni intraprese da qui al 2020 saranno calcolati secondo le seguenti metriche:

  1. aumento del livello di digital literacy del Paese
  2. penetrazione nei programmi scolastici di argomenti legati alle competenze digitali
  3. numero di corsi di formazione basati su competenze digitali
  4. numero di laureati in settori riconducibili all’ICT
  5. numero di occupati che seguono corsi riconducibili a competenze digitali all’interno del proprio posto di lavoro
  6. livello delle competenze digitali fra i dipendenti pubblici e capacità di utilizzare in back-office i servizi digitali nella PA

Così le linee guida presentate lo scorso maggio dalla precedente gestione dell’Agenzia con a capo Agostino Ragosa sono state rimpiazzate da questo nuovo documento.

Sarà un libro dei sogni o qualcosa di concreto? Dobbiamo aspettarci un nuovo spoils system in Agenzia con un nuovo governo o i futuri leader politici daranno continuità al nuovo percorso da poco intrapreso? Rischieremo di ripartire di nuovo da zero e aumentare il gap digitale italiano rispetto all’Europa o questa è davvero la volta buona? Ai posteri l’ardua sentenza.

di Mario Grasso