Piattaforme online, bisogna proteggere anche i lavoratori

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La Commissione europea ha proposto il 26 aprile 2018 nuove regole per le piattaforme online.

L’obiettivo è di migliorare il mercato unico digitale così da ottenere “un contesto imprenditoriale equo, prevedibile, sostenibile e affidabile nell’economia online” così come annunciato dal Presidente Juncker durante il discorso sullo stato dell’Unione del 13 settembre 2017.

La Confederazione europea dei sindacati ha replicato subito a questa proposta esprimendo preoccupazione.

Infatti, in un comunicato diffuso tramite il loro sito web, la CES tramite il suo segretario confederale Thiébaut Weber ha sottolineato come “questa iniziativa dovrebbe ugualmente coprire le persone che lavorano tramite o sulle piattaforme”.

“Anche se fissa dei limiti importanti alle pratiche monopolistiche delle piattaforme di e-commerce – prosegue Weber -, esclude le piattaforme cosiddette collaborative come Uber, Deliveroo o Amazon Mechanical Turk. Non sono solo le piccole e medie imprese a soffrire di pratiche sleali. I lavoratori che offrono la propria manodopera o servizi tramite le piattaforme si scontrano allo stesso modo con condizioni di utilizzo ingiuste, senza la possibilità di fare ricorso, a degli algoritmi discriminanti e sono nell’incapacità di negoziare un salario e delle condizioni di lavoro dignitose”.

La proposta pubblicata dalla Commissione europea che punta a promuovere la correttezza e la trasparenza verso gli utenti dei siti di compravendita online è una tappa necessaria ma ignora completamente l’importanza di proteggere i lavoratori che dipendono economicamente dal lavoro svolto sulle piattaforme online.

Le norme proposte mirano ad aumentare la trasparenza, a una maggiore efficacia nella risoluzione delle controversie e all’istituzione di un osservatorio europeo per monitorare gli effetti delle nuove norme.

Quasi la metà (42%) delle piccole e medie imprese intervistate in occasione di una recente indagine Eurobarometro ha affermato di ricorrere a mercati online per vendere prodotti e servizi. Secondo un altro studio, quasi il 50% delle imprese europee che operano su piattaforme incontra problemi. Lo studio evidenzia inoltre che nel 38% dei casi i problemi connessi a relazioni contrattuali restano irrisolti, mentre nel 26% dei casi vengono risolti ma con difficoltà. Secondo le stime, ciò porta ad una perdita diretta di vendite che oscilla tra 1,27 e 2,35 miliardi di €.

Secondo la Confederazione europea dei sindacati, le misure proposte non rispondono alle attese perché la regolamentazione delle pratiche sleali si limite alle piattaforme di commercio elettroniche che vendono beni e servizi, come Amazon o eBay, e ai motori di ricerca.

Andrus Ansip, Vicepresidente e responsabile per il Mercato unico digitale, ha dichiarato: “Milioni di operatori commerciali, perlopiù minori, nell’UE dipendono attualmente dalle piattaforme online per raggiungere i loro clienti nel mercato unico digitale. Questi nuovi mercati online stimolano la crescita e l’innovazione nell’UE; ci occorre tuttavia una serie di norme chiare e semplici atte a garantire un contesto imprenditoriale sostenibile e prevedibile. La proposta odierna aumenta la trasparenza dell’economia online, offre alle imprese la prevedibilità di cui hanno bisogno e, in ultima analisi, andrà a vantaggio dei consumatori europei.”

La Ces stima che la mancanza di trasparenza dell’economia delle piattaforme online impedisce ai lavoratori di dire la propria sui modi in cui vengono fissati i prezzi e le condizioni di lavoro delle piattaforme e i loro algoritmi sono inaccettabili.

Lo squilibrio nel potere di negoziazione lascia i lavoratori delle piattaforme online esposti e vulnerabili alla discriminazione, alla disconnessione arbitraria e all’isolamento, evitando l’accesso ai propri dati personali.

“Ora contiamo sul Parlamento europeo – aggiunge Thiébaut Weber – affinché migliori questa proposta e allarghi il campo di applicazione alle piattaforme dette collaborative. Tutta la legislazione futura proposta dall’Osservatorio europeo dell’economia delle piattaforme online dovrà allo stesso modo vigilare sul numero crescente di lavoratori delle piattaforme in Europa. Con il suo livello di ambizione, questa iniziative potrebbe così costituire un’anteprima mondiale che introduce più equità sia per i lavoratori che per le imprese delle piattaforme digitali”.