Classe 1978, lavora a Milano come e-Commerce Specialist e Web Project Manager, curando la progettazione strategica e la gestione di siti per la vendita B2C, in particolar modo ottimizzandone le vendite.
Ha recentemente scritto un manuale sull’e-Commerce (edito da Hoepli) che ha ottenuto riscontri molto positivi in termini di feedback ed è oggi alla seconda ristampa.
Conosciuto online per il progetto dBlog CMS Open Source e la gestione di alcune community a tema e-Commerce e formazione, ha progettato piattaforme di e-Learning e tenuto un corso per realizzare, gestire e ottimizzare siti web.
Adora la tecnologia, la fotografia, la regia e la musica indie. Pensa che il cibo sia uno dei piaceri della vita e, pur essendo una discreta forchetta, si dedica ogni tanto all’auto-produzione alimentare.
L’ultimo social post?
“E-Commerce: è sufficiente una versione mobile?”
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
“Come fare la mozzarella“. Purtroppo però non è andata granché bene…
Mac, Windows o Linux?
Mac.
L’ultimo acquisto online?
Una confezione di Lego Duplo su Amazon.it.
Un libro che ha segnato la tua vita?
Il profeta di Kalhil Gibran.
Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Il mio blog dBlog.it, dal quale è nato un semplice CMS open source ancora in uso da importanti realtà italiane. Grazie a questo progetto ho avuto modo di cogliere opportunità interessanti e conoscere persone incredibili.
Quando hai deciso di diventare web project manager/e-commerce specialist?
Più che una decisione si è trattato di un percorso iniziato circa 12 anni fa e che spero non trovi mai un punto di arrivo. Mentre con l’e-Commerce è stato amore a prima vista.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
In ambito web è tanto utile l’aggiornamento continuo quanto l’esperienza pratica e la visione d’insieme, in maniera da avere solide basi per valutare l’onda dell’ultimo hype o indirizzarsi verso altro. Tuttavia, se dovessi proprio scegliere tra le due, direi che nel mio caso ha avuto più peso l’affidabilità dell’esperienza pratica.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Ho partecipato al primo vero colloquio nei giorni precedenti la conclusione degli studi, così ho avuto la fortuna di iniziare subito a lavorare. Dov’è l’anomalia? Beh, lavorare per Apple con la qualifica di “esperto Windows”.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Nessuna personalità di rilievo o VIP, ma ho avuto la fortuna di collaborare con persone estremamente valide e stimolanti.
E un’intuizione vincente?
Diversi anni fa ho introdotto in un’azienda la filosofia open portando allo sviluppo di una piattaforma software (e relativa community) in un settore dove non c’era nulla di italiano e gratuito. Questa strategia si è rivelata vincente nel lungo periodo e genera un buon indotto ancora oggi.
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web project manager/e-commerce specialist come te?
Di sporcarsi le mani, secondo il culto del fare, sviluppando con passione progetti propri vicini all’ambito di interesse. Questo permette innanzitutto di approfondire/ampliare le competenze grazie al confronto con la realtà del web e degli utilizzatori finali, inoltre offre visibilità nel settore, genera relazioni spesso interessanti e contribuisce a sviluppare contatti utili per la crescita professionale.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Più in generale internet ha cambiato il modo di vivere delle persone e con questo anche il mondo del lavoro. Certamente la rete ha offerto strumenti nuovi, utili e profittevoli, ma in particolare ha migliorato e sviluppato le possibilità di confronto tra persone. Da Facebook a Google, da LinkedIN ai blog, oggi abbiamo modo di conoscere meglio le persone che andiamo a incontrare, anche nel caso di rapporti professionali: cosa hanno fatto? Di quali competenze dispongono? Cosa dice la rete di loro?
Inoltre, forse anche in conseguenza al momento storico, le aziende stanno (ri)valutando la rete con occhi nuovi: un canale alternativo/parallelo alle tradizionali logiche commerciali, un mercato che oggi non fa più paura e che anzi sta passando da terreno di precursori a infinita via commerciale di centro città, dove tutti vorrebbero essere.
Anche per questo motivo, probabilmente, il cambio radicale lo vedremo con la prossima generazione, non appena il management attuale cederà il passo a nuove leve: i nativi digitali.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Più che un sindacato in sé immagino un organo snello e aggiornato, in grado di rappresentare le professioni di questo settore che sono ancora nuove e sconosciute ai più. In particolare occorre sensibilizzare al valore che tali competenze possono offrire, slegandosi definitivamente dall’idea dell'”home-made” che funziona o del ragazzino con il computer. Anche perché le attivita’ legate a internet generano oggi una percentuale importante del PIL italiano e una presenza ufficiale diventa quindi auspicabile (cfr. le proposte su Twitter circa il “Ministro internet” richiesto al governo Monti).
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Aiuto le aziende a progettare o rendere piu’ funzionale il proprio negozio online, in maniera che possa diventare un canale di vendita profittevole e adatto a rispondere alle dinamiche sociali del web.
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Nell’e-Commerce ha più senso dare valore al risultato piuttosto che alle ore di lavoro, per questo diventa fondamentale condividere con il team l’obiettivo da raggiungere. Se il gruppo si muove nella stessa direzione e l’apporto di tutti non è solo di tipo “operativo” allora l’organizzazione classica ha ben poco senso. Molti professionisti, inoltre, possono lavorare in autonomia e da remoto per tutte le attività che non richiedono uno scambio frequente con i colleghi, grazie al supporto delle attuali tecnologie (Skype, intranet ecc.) e dai tradizionali incontri programmati.
Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Circa un migliaio, ne conosco meno della metà e ne frequento una cinquantina. Alcuni di quelli che frequento di persona off-line li ho conosciuti online, come ad esempio è successo con il co-autore del mio libro “e-Commerce”.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Sì, quasi sempre: su Google, su LinkedIN e su Facebook.
di Mario Grasso