The Software University, quando la pratica incontra il lavoro

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TORINO – “Oggi il mondo del lavoro richiede la conoscenza di strumenti informatici avanzati. Nella nostra scuola si impara l’utilizzo di tali strumenti”: questa frase riassume il senso del progetto The Software University, scuola di formazione IT, con sede a Torino, curata da Gabriele Levy.

Levy, CEO di Software University, ha un curriculum vitae molto ricco. Autore di un testo sui sistemi ERP, è stato docente al Politecnico, all’Università di Torino e alla Bocconi, oltre che all’United States Academic Consortium e al Baan University e ha una spiccata dote artistica che riguarda però “una storia a parte”, secondo quanto ci dichiara, tra una risata e l’altra.

UN AVVIO PARTICOLARE – “The Software University – racconta Levy interpellato da SindacatoNetworkers – è nata 10 anni fa. È stata però chiusa per un periodo e poi è stata riattivata un anno e mezzo fa”.

La seconda vita della Software University si basa, dice Levy, su una constatazione: “Tutti dicono che non c’è lavoro ma se vai nei motori di ricerca del lavoro, il lavoro ancora si trova. Noi ci occupiamo del mondo IT. E nell’IT ci sono migliaia di offerte di lavoro. Vengono ricercati specialisti dei linguaggi più diversi. Specialisti ERP (SAP, Oracle, Dynamics), CRM (Salesforce, Siebel), ed esperti di linguaggi per il web (Java, LAMP, Linux, Apache, MySQL). Globalmente si trovano più di settemila posizioni aperte!”.

LO SPIRITO DEI CORSI – “Ci siamo fatti in quattro per poter usare dei sistemi – commenta il docente piemontese – e approntare dei corsi specifici. Sono sitemi operativi che costano poco. La pratica prima di tutto è il nostro motto. Cerchiamo di insegnare il mestiere in tempo breve e in maniera semplice. Aiutiamo gli studenti a rifare il CV aggiungendo queste specializzazioni. Dopodiché li proponiamo alle aziende che cercano specialisti”.

Oltre alla possibilità di indicare i propri allievi migliori, la Software University fa di più per i propri studenti: “Non siamo una società di lavoro interinale ma spesso li avviamo nel mondo di lavoro”. E di conseguenza non si può non parlare di stipendi e confronto con l’estero: “I più bravi li mandiamo all’estero. Il problema è che in Italia sono pagati 800-1200 euro al mese mentre in Germania o in Inghilterra sono pagati 4 volte tanto”.

NUMERI E TRASPARENZA – “Ai nostri corsi – dice Levy – hanno partecipato circa 250 studenti in un anno. Il 90% sono neolaureati o laureandi tecnici (Ingegneria, informatica, economia, fisica, chimica) oppure periti con un paio di anni di esperienza nell’IT”.

La Software University oltre a formare nuove leve nel settore ICT punta alla trasparenza: “Stiamo sviluppando un sito web, per rendere visibili e trasparenti le tariffe salariali in Italia nel settore IT: un sito in cui si possa cercare lavoro con le applicazioni che ti avvisano quando il professionista si libera. Questo perché oggi è necessario considerare la forte mobilità nel mondo del lavoro IT”.

FORMAZIONE PER LE STARTUP – In ultimo uno sguardo sulla provenienza degli studenti. “Il 25-30% arriva da fuori – commenta il CEO della Software University -, soprattutto dall’Italia meridionale”. Per agevolare chi desidera seguire i corsi ma non puo’ spostarsi, l’istituto di formazione ha pensato a una versione online. Come ci tiene a evidenziare Levy: “Stiamo lavorando per una versione in streaming o in differita dei corsi”.

La Software University si guarda attorno e punta alla collaborazione esterna per fornire nuove opportunità di formazione: “Abbiamo anche un accordo con khanacademy.org – conferma Levy – per quanto riguarda i linguaggi web e di programmazione”.

Corsi pratici, interattivi e a basso costo quindi per dare una concreta possibilità di immettere gli studenti nel mondo del lavoro. Levy ci racconta come “durante i corsi si sviluppano le idee di startup in vari settori poiché si cerca di proporre soluzioni per affrontare i problemi attuali del lavoro”.

Un’altra bella realtà italiana in ambito ICT, un modo di accorciare la distanza tra il dire e il fare con uno sguardo attento alle fluttuazioni del mondo del lavoro e alla formazione dei giovani.

 

di Mario Grasso