Speciale professioni: l’IT Administrator, una figura nata con l’avvento dei primi PC

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MILANO – La figura dell’IT Administrator è, sia pure non formalizzata, presente sin dai primi tempi dell’informatica distribuita, tempi che potremmo far coincidere con l’avvento dei PC.

Ovviamente questa figura non è apparsa dall’oggi al domani ma si è consolidata via via che I PC si collegavano in rete ed è divenuta fondamentale con l’esplodere di Internet e dei suoi servizi. Oggi, dopo un lungo percorso, questa figura è riconosciuta e certificata ed è molto richiesta sul mercato.

Quali sono davvero le competenze richieste a chi svolge questo ruolo? Quale il percorso formativo da seguire? E le prospettive per il futuro? Ne parliamo con Roberto Bellini, Presidente AICA Milano, e Giovanni Franza, socio dell’Associazione italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico.

Quali sono le competenze tecniche di un IT Administrator?
Potremmo pensare all’IT Administrator come a una persona con una formazione generale (non generica!) sulle tematiche di gestione o di una “periferia informatica” che comprende PC di vario livello e tipo presenti in una rete organizzativa o di distribuzione di servizi digitalizzati, oppure “il server” centrale di una microrete informatica (fino a una decina di PC); in tutti i casi l’IT Administrator deve conoscere e supportare con competenza adeguata i sistemi operativi, le operazioni in rete e garantire la sicurezza di queste reti.

Tutto ciò significa essere aggiornati sugli aspetti di scelta, installazione e prima assistenza all’hardware dei PC, ma anche alla scelta, installazione e configurazione dei sistemi operativi e alla loro messa in rete. Completa il quadro una conoscenza degli aspetti di sicurezza (privacy, crittografia, business continuity).

Quale percorso formativo bisogna intraprendere?
Una parte non piccola della formazione avviene ‘sul campo’ con quello che potremmo definire ‘metodo Galileiano’, esperimentando. Ciò sia perché vi è un ruolo fondamentale della ‘conoscenza implicita’ ovvero del saper reagire rapidamente in situazioni anche di stress. Nello stesso tempo è importante una formazione teorica di base che permette un uso consapevole della tecnologia e che, aggiunta alla pratica, si sedimenta in una conoscenza profonda ed in un’attitudine all’imparare facendo.

Ovviamente vi sono dei percorsi di base e, per orientare correttamente la formazione, AICA ha prodotto dei volumi che coprono i vari moduli che descrivono il profilo.

La certificazione delle competenze dell’it administrator è iniziata nel 2006 e da allora si va sviluppando e aggiornando sia nella scuola (istituti tecnici e professionali) che sul mercato del lavoro specialistico, fino alla recente introduzione di una versione “entry” semplificata, chiamata it administrator fundamentals.

Qual è la retribuzione media?
Secondo le rilevazioni ODM, riportate nell’Osservatorio dei Profili Professionali nell’IT di ASSINTEL 2011, la Retribuzione Totale Annua Lorda (RTA) di un IT Administrator dipendente è di circa 30.000 € e il suo inquadramento è come impiegato. Oltre alla retribuzione indicata, il 60% percepisce come benefit i buoni mensa, il 54% è dotato di computer portatile aziendale e il 46% ha anche la disponibilità di un cellulare.

Che forma contrattuale si predilige in Italia?
L’IT Administrator é in buona parte dipendente da realtà aziendali medio piccole e di sedi distaccate della Pubblica Amministrazione. In più di un caso è un’impiegato ‘prestato ‘ all’ICT, che svolge anche altri compiti, alle volta di tipo manageriale (es.: responsabile di produzione in alcuni ambiti piccolo industriali).

Di conseguenza spesso ha un contratto aspecifico, influenzato dal settore in cui opera l’azienda o l’Amministrazione.

Vi è anche un numero crescente di liberi professionisti che, operando come supporto alle aziende, di fatto svolgono ruoli di IT Administrator, di solito con una copertura parziale rispetto al tempo pieno.

Come si prospetta il futuro dell’IT Administrator?
Con la sempre maggiore diffusione dell’ICT vi sarà sempre più bisogno di figure di riferimento, sopratutto nelle realtà medio/piccole dove l’ICT non è presidiata istituzionalmente ed è spesso demandata a fornitori esterni.

Il ruolo, che oggi è ancora molto focalizzato sull’assistenza all’utente finale ed alle operazioni di gestione del parco esistente, dovrà espandersi nel campo della consulenza gestionale e della pianificazione aiutando anche le piccole organizzazioni a gestire le trasformazioni che stanno avvenendo in modo da evitar loro di finire preda di entusiasmi momentanei e di mode passeggere.

Quali trasformazioni potrebbe subire in relazione al cloud computing?
Una parte del cambiamento sarà quella relativa alle competenze legate all’hardware, che passeranno da essere focalizzata sulla gestione diretta alla valutazione e gestione delle infrastrutture remote, perdendo qualche competenza molto tecnica ma in compenso acquisendo aspetti di valutazione di SLA (Service Level Agreements).

Una parte che muterà meno del previsto sarà quella dei sistemi operativi, dove si ridurrà la parte di installazione ma in compenso si allargherà quella di adeguamento personalizzato alle esigenze del sistema e monitoraggio delle prestazioni dal punto di vista della utenza e della committenza.

Le competenze di rete diverranno sempre più centrali così come quelle relative alla sicurezza. Queste ultime verranno messe duramente alla prova da un ambiente sempre più frammentato ed esternalizzato.

Sempre di più sarà necessario che l’IT Administrator riesca a maturare soft skills tali da farsi riconoscere come attore fondamentale della pianificazione dei processi relativi all’innovazione nella struttura ICT.

Dato il sempre più massiccio coinvolgimento degli utenti negli aspetti ‘sociali’ della rete probabilmente vedremo aggiungersi ai veri compiti anche quello di ‘consulente’ ovvero di orientatore per un utilizzo consapevole della rete.

 

di Mario Grasso