TORINO – C’è chi va e c’è chi viene. La fuga dei talenti è un fenomeno in crescita in Italia ma, almeno in Piemonte, si sta correndo ai ripari.
La Regione infatti ha messo a punto, su iniziativa dell’ assessore al lavoro Claudia Porchietto, una serie di misure e servizi per contrastare la fuga di talenti italiani all’estero
Il progetto “Io lavoro per i talenti”, ora in una fase sperimentale, prevede l’investimento di 1 milione di euro, una cifra ragguardevole che, in prospettiva, potrebbe anche aumentare
L’iniziativa, secondo i primi calcoli, supporterà tra i 100 e i 150 ragazzi che vorranno formarsi o lavorare all’estero, con l’impegno però a ritornare in patria dopo l’esperienza.
Nel 2011 oltre 2mila piemontesi tra i 20 e i 40 anni hanno lasciato l’Italia; a livello nazionale i cittadini laureati, della stessa fascia d’età, in fuga sono praticamente raddoppiati arrivando a quota 27.616. Il Pil italiano ha subito , a causa di questo fenomeno, un calo di circa 1 miliardo di euro!
TALENTI SUL WEB – Gli utenti della Rete non hanno perso occasione di produrre contenuti sul fenomeno. Così sono nati il blog “Fuga dei talenti“ (http://fugadeitalenti.wordpress.com) e il libro “La fuga dei talenti” entrambi curati da Sergio Nava.
Lo spazio web raccoglie una serie di storie di ordinaria fuga dall’Italia, il “Manifesto degli espatriati”, un elenco di links utili e tante altre informazioni per chi dell’espatrio ha fatto una scelta di vita.
“Cervelli in fuga” (http://www.cervelliinfuga.com) è un network dei giovani (di anagrafe o di spirito) “in fuga” che vogliono “parlare di Italia in modo apolitico, costruttivo e divertente” come sta scritto nella presentazione del loro sito.
La rete dei talenti italiani sparsi nel mondo si pone come fonte d’informazioni per le comunità italiane all’estero, soprattutto New York e Londra, e per giovani che intendono trasferirsi: vuole dare la possibilità di scambiare opinioni, informare su iniziative ed eventi di potenziale interesse e contribuire al dibattito sui cambiamenti in atto nel nostro Paese.
Con un occhio attento, ora, anche alle possibilità di rientro. Si muove in tal senso anche l’Università Cattolica di Milano che in partnership con la Regione Piemonte proverà, tramite la rete, a raggiungere l’intera platea dei giovani emigrati che desiderano tornare a vivere e lavorare in Italia
di Mario Grasso