TORINO – Al solo pronunciarla suscita inquietudine e fastidio. Eppure la parola Crisi, dal latino Crisis e dal greco Krisis, é traducibile con discernere, vagliare, valutare (le possibilità) e non ha necessariamente un’accezione negativa.
Perché allora nelle cronache dei nostri giorni la parola è usata quasi esclusivamente in senso negativo?
Parlare continuamente di crisi, e associare la parola ad aggettivi come devastante o terribile, significa potenziarne gli effetti negativi. Ed e’ improprio pralarne per mesi: la ‘crisi’, anche in medicina e’ una fase acuta che non puo’ durare anni: o si risolve…. o si muore.
E’ piu’ corretto parlare di un periodo (difficile si) che comunque ha un termine e si può superare. Occorre intanto cominciare a cambiare i modelli di riferimento, abbandonare un’idea nevrotica dello sviluppo, oramai superata, a cui ci siamo malamente riferiti.
Questa fase può stimolarci a cambiare alcune abitudini pratiche, e culturali radicate, come ad esempio la nostra gestione del tempo .
Fino a oggi é prevalsa un’idea di tempo strettamente intrecciata all’ idea della produttività, della competitività del ‘fare’; a scapito però del tempo per le relazioni, gli affetti e la conoscenza, il tempo che, non a caso, chiamiamo libero.
Ci siamo disabituati a pensare che il tempo é un bene prezioso ma non eterno (almeno per noi!), un bene che finisce e, proprio per questo, va vissuto a pieno con consapevolezza ed equilibrio ‘dosando’ lo spazio dedicato al lavoro e quello dedicato alle esigenze personali.
Proviamo quindi a valorizzare altre dimensioni dell’esistenza oltre a quella, lavorativa, proviamo a rivalutare la conoscenza, le relazioni, gli affetti, la riflessione…
Proviamo a rimettere al centro della nostra vita passioni, sogni, aspirazioni. Proviamo a investire sulle nostre capacita’ trascurate che potrebbero persino diventrare nuovi lavori.
Ricordiamoci, con il necessario rispetto per chi subisce questa difficile fase, che la creatività può nascere dai momenti bui, più che dalla routine; che non dobbiamo continuare a fare le stesse cose di sempre se vogliamo davvero un cambiamento. E ricordiamoci che superare la ‘crisi’ vuol dire superare se stessi!
di Giuseppe de Paoli