Sharing economy: felici di condividere

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MILANO – Condividere. Una delle parole chiavi della rete, tramite la quale si può mettere in comune di tutto: il passaggio in auto, la gestione di un parcheggio, la spesa, la lavatrice, i posti a tavola, la propria casa.

Sulla rete si possono condividere anche idee e progetti imprenditoriali o i luoghi di lavoro creando, nello stesso tempo, nuovi scambi e legami.

È la cosiddetta Sharing Economy (l’economia della condivisione) i cui precursori sono, ancora una volta, in America.

Uno dei primi siti ad aprire la strada è stato Airbnb, nato nel 2007 per far condividere casa (o una stanza) a prezzi contenuti: oggi è attivo in 180 paesi, Italia compresa e vale ben 2,5 miliardi di dollari!

Illuminante il caso di Zipcar, la piccola azienda di San Francisco che propose sperimentalmente la condivisione dell’auto elettrica con un grande successo (recentemente è stata comprata, per 500 milioni di dollari, da Avis).

Il sito oltre ad offrire un servizio utile ha fatto da cassa di risonanza a un proclama ideologico: meno auto e meno traffico uguale meno inquinamento.

La condivisione di un’idea, quindi, oltre che di un servizio.

In Italia c’è BlaBlaCar, per unire gli automobilisti con posti liberi e le persone in cerca di un passaggio; oppure Road sharing.

Sulla rete anche molti siti per viaggiare spendendo poco, come www.viaggi-lowcost.info con uno staff tutto al femminile.

Si stanno diffondendo inoltre i siti per condividere un posto a tavola, come Gnammo il social network per amanti della cucina, che offre la possibilità di organizzare pranzi, cene ed eventi a casa propria o in altre location.

E stanno prendendo piede i cosiddetti Guerrilla Restaurant allestiti nelle case per cene socializzanti.

La Share Economy da ampio spazio anche al baratto.

Per esempio con il sito Zero relativo la prima comunità italiana di scambio, riuso e baratto on line; con Barty il sito per lo “shopping a costo zero”; o con Nobay.

E si occupa anche degli amici dell’uomo: DogVacay.com, sito made in Usa, mette in contatto chi ama gli animali e i pet sitter (5 mila quelli iscritti, dopo aver presentato adeguate referenze).

Gli italiani hanno aggiunto all’idea una spruzzata di creatività e dato vita al primo servizio di pet sitter, pensato per il giorno del matrimonio!

Mancano ancora, ma arriveranno, i social networks di quartiere già attivi negli Usa. Il pioniere è Taskrabbit.com nato su iniziativa di Lah Busque, ex ingegnere IBM.

Il sito fornisce servizi a tutto campo: dalla baby sitter, a chi fa la spesa, o le code agli sportelli, per noi.

L’America fa scuola e i servizi on line, basati sulla logica della condvisione, si stanno diffondendo sempre più anche nel Bel Paese.

È, in fondo, una sorta d’evoluzione professionale di ciò che una volta era ottenibile grazie al buon vicinato: quest’ultimo è in sostanza scomparso ma sulla rete, per fortuna, si continua a condividere.

 

di Giuseppe de Paoli