Gabriele Carboni, 32 anni, nella sua azienda oltre a ricoprire il ruolo di Digital Strategic Planner si occupa anche di grafica e formazione.
Una delle sue passioni sono i giochi online, passione che è anche alla base della nascita di Weevo: ha infatti conosciuto i suoi colleghi giocando a World of Warcraft, e tutt’ora lo usano come una sorta di Team Building!
Founder di Weevo, creatività e tecnologia al servizio del brand nel settore della comunicazione digitale. Digital Strategic Planner e Twitter Specialist. Google Analytics Certified. Certificato Microsoft Partner Network.
Project Manager di Glouk, il primo strumento strategico per la gestione delle campagne marketing sui Social Media.
L’ultimo social post?
Ho condiviso su Linkedin la mia ultima intervista per Modena Industria “Web marketing: istruzioni per l’uso”.
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Uno dei video di Guy Kawasaky: i 10 errori peggiori degli imprenditori.
Mac, Windows o Linux?
Ne potremmo parlare per ore… Windows!
L’ultimo acquisto online?
Peter Pan di J.M Barrie in lingua originale, su Amazon, dal mio “Googlefonino”.
Un libro che ha segnato la tua vita?
Ho letto moltissimo durante l’adolescenza, ora leggo molti meno romanzi, preferisco Flipboard. Se oggi sono un creativo, lo devo però sicuramente a tutti i racconti di fantasia che ho letto in passato!
Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Sicuramente la mia attuale azienda,Weevo. Ci stiamo mettendo tutte le nostre forze, ma è un punto di partenza, non un punto di arrivo.
Quando hai deciso di diventare digital strategic planner?
In realtà non l’ho proprio deciso, piuttosto è l’insieme delle competenze che ho acquisito nel tempo che mi ha portato a ricoprire questo ruolo all’interno della mia azienda.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Un misto dei due, e mi riferisco all’esperienza pratica e lo studio da autodidatta. Purtroppo (o per fortuna) i titoli e i pezzi di carta oggi valgono poco, se non è la persona a fare la differenza. Nel momento in cui i clienti ti pagano per quello che fai, significa che hai le competenze.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il primo colloquio lo feci appena uscito dalle superiori. Non mi ricordo un gran che, ma quel giorno ho deciso che il lavoro dipendente non faceva per me.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Non uno in particolare, ma tanti. Il business è fatto di persone, e costruirsi una rete di conoscenze è l’unico modo di trovare lavoro e collaboratori che possano aiutare il tuo progetto o la tua azienda a crescere.
E un’intuizione vincente?
L’intuizione si chiama Glouk, il primo strumento strategico per la gestione delle campagne marketing sui social. E’ vincente? Lo scopriremo presto.
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare digital strategic planner come te?
Il ruolo del DSP richiede molte competenze diverse, ed esperienza con i clienti. Il mio consiglio è di mantenersi sempre aggiornati, soprattutto attraverso i siti, i blog, e le app che offrono contenuti in inglese. Non sapete l’inglese? Imparatelo alla svelta. Altrimenti nel web siete già vecchi ancora prima di cominciare. Guardando il bicchiere mezzo pieno, invece vi dico che lo spazio in questo settore c’è, buttatevi e provate! Cercate di capire qual’è la vostra attitudine, e trovate una nicchia di mercato per voi!
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Internet ci ha aperto al mondo, sia come professionisti, permettendoci di espandere le nostre conoscenze, sia come aziende, aprendo altri mercati. Se come professioni e come aziende riusciamo a capire questo, allora potremo veramente uscire dalla crisi.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
In questo momento non lo vedo indispensabile, però è anche vero che manca una figura che possa concretamente collegare i professionisti di questo settore e la PA.
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Aiuto l’azienda a comunicare anche attraverso il web, nel miglior modo possibile.
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Non ha alcun senso per un freelance o un titolare di azienda. Ha invece senso per i dipendenti. La verità è però che in un mondo moderno e digitale come questo, nemmeno i dipendenti cominciano ad avere più senso. Noi per esempio abbiamo scelto di espanderci tramite collaborazioni esterne con freelance e altre aziende, con l’idea di crescere magari incorporandoli in un futuro. Il web è dinamico? Bene, allora deve esserlo anche chi ci lavora.
Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Io uso i social media sopratutto per lavoro, quindi più connessioni ho, meglio è. Con i miei amici ci esco la sera 🙂
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Lo faccio spesso, si, e se si tratta di una azienda controllo anche sito e profili social. Deformazione professionale? Come per tutte le fonti di dati, però, è necessario saper interpretare i risultati.
di Mario Grasso