MILANO – Blog, social network, intranet, videoconferenze: strumenti che oggi, dove più e dove meno, stanno prendendo piede anche tra i rappresentanti sindacali di aziende e pubblica amministrazione.
Basta pensare che in Italia uno dei primi passi fatti verso la digitalizzazione del lavoro e dei suoi diritti è del giugno 1997 nel settore terziario: l’accordo sul telelavoro subordinato siglato tra Confcommercio, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
Oltre al telelavoro, la bacheca sindacale elettronica è sicuramente un altro elemento di dibattito nel rapporto tra diritti del lavoro e tecnologia.
Il primo caso di bacheca online risale al 7 aprile 1995 con l’azienda IBM. La Pretura di Milano ha ritenuto antisindacale il rifiuto del datore di lavoro di consentire l’accesso alle Rappresentanze Sindacali Aziendali a uno strumento informatico per comunicazioni ai lavoratori su materie di interesse sindacale.
Le organizzazioni sindacali chiedevano al datore di lavoro ai sensi dell’articolo 25 della legge n. 300 del 1970 di ottenere una bacheca informatica all’interno del sistema di comunicazione aziendale. Oggi potremmo definirle prove tecniche di sindacato online.
La vicenda IBM finì con un lieto fine grazie all’accordo siglato tra l’azienda e i sindacati. Furono stabilite le norme sulla collocazione telematica della bacheca nell’intranet aziendale, su chi poteva “affiggere” digitalmente le comunicazioni, sulla promozione di convocazioni e iniziative sindacali, sui tempi di conservazione on line degli atti, sulla permanenza delle modalità concordate per adeguare la bacheca a più moderne condizioni tecnologiche.
Anche se alla suddetta sentenza si contrappone il passo indietro decretato dal tribunale di Catania il 2 febbraio 2009. La sentenza ha difatti limitato la comunicazione on line, in assenza di accordo Sindacati-Azienda, per l’uso dell’intranet, riconducendo l’invio di comunicazioni sindacali ai dipendenti da parte della Rappresentanza Sindacale Aziendale nell’ambito del volantinaggio cartaceo come riportato nell’articolo 26 dello Statuto dei lavoratori.
Ci sono diverse opportunità tecnologiche che consentono la comunicazione tra rappresentanti sindacali e lavoratori. Basta fare un’indagine sui motori di ricerca online per trovare numerosi accordi tra le aziende e le parti sociali o diverse bacheche sindacali. Soprattutto nell’ambito scolastico e delle telecomunicazioni.
L’uso della tecnologia può dare un contributo positivo anche per l’organizzazione delle riunioni sindacali e la possibilità di pianificare delle teleassemblee. Skype o Hangout di Google+ sono ormai applicazioni comuni tra chi svolge riunioni davanti a un monitor. Oppure si possono indire dei referendum on line e non mancano anche per questo siti web che offrono servizi gratuiti o a costi contenuti.
Molto dipenderà anche dal grado di informatizzazione dei lavoratori e dalle capacità tecnologiche delle aziende. E su questo aspetto l’Italia ancora deve fare passi in avanti e alla svelta. Tuttavia, bisogna ribadire l’importanza del ruolo sindacale offline. La soluzione migliore resta la giusta integrazione tra attività digitali e sul campo.
L’evoluzione digitale porterà sempre più le organizzazioni a parlare di diritto sindacale elettronico. Un diritto che dovrà fare i conti con la normativa sulla tutela della riservatezza e allo stesso tempo con il potere di controllo dei datori di lavoro sui lavoratori.
di Mario Grasso