L’articolo di Claudia Attolico “Robot per le consegne a domicilio: la fine della gig economy?” pone una questione fondamentale sulla economia dei lavoretti in Italia: la definizione della gig economy. Il racconto mediatico si ferma nella quasi totalità dei casi a Foodora e Deliveroo, solo perché i rider-fattorini delle due app hanno protestato contro le condizioni di lavoro imposte dai titolari delle piattaforme.
Ora la novità del robot per le consegne a domicilio pone la domanda sulla fine della gig economy. La risposta è presto detta: no. Come conferma nel suddetto articolo anche il responsabile di Foodora Italia.
Tuttavia, bisogna dire che la gig economy va oltre Foodora e Deliveroo. Esiste un mondo – una “terra di mezzo” – fatto di lavori online (dal clickworking di moderazione dei contenuti, alla compilazione di sondaggi, dalla grafica web, allo sviluppo software e via dicendo) e altre attività artigianali o professionali (lavoro domestico, imbianchino, cuochi a domicilio, falegname, giardinieri, ecc.).
Sarebbe ora di raccontare – anche in tv e sui giornali – di queste realtà e dei relativi problemi sul lavoro?