Art director e creative information architect, lavora come freelance dal 2010. È Ilaria Mauric, classe 1975 da Chiavari, in provincia di Genova. Ha studiato all’ISIA di Urbino con diploma conseguito nel 1999. Ama stare con famiglia e amici, il mare e leggere fumetti. È burrocacaodipendente. A Voi la Sua intervista!
L’ultimo social post?
Questo qui.
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
“It’s all true” di Tracey Thorn.
Mac, Windows o Linux?
Per ora, ancora Mac.
L’ultimo acquisto online?
Il libro “Come affrontare il diabete”, su Amazon.
Un libro che ha segnato la tua vita?
Che domanda difficilissima. Scelgo i 4 volumetti “Hai mai notato la forma delle mele?” di Mabel Morri.
Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Le interfacce per il controllo dei dispositivi di infotainment sui superyacht, con Videoworks.
Quando hai deciso di diventare creative information architect?
L’ho sempre voluto, ma ho iniziato a concretizzarlo da quando ho iniziato a lavorare con il gruppo di e-xtrategy, nel 2006.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Non saprei davvero decidere. Ma penso che senza studio la pratica non abbia basi solide.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Avevo davanti un lavoro (era per il controllo dei file per Pagine Utili Mondadori) in cui mi veniva richiesto di saper disegnare velocemente i tracciati in illustrator. Dopodiché la tipa con cui ho parlato è svolazzata via con scialle al vento sulla sua Mercedes decapottabile. E ho pensato che quindi si poteva diventare ricchi,
a colpi di tracciati.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Gli incontri “particolari” li sto facendo ora. Il network di sviluppatori è ampio e in fermento, stracolmo di persone aperte al confronto e profondamente appassionate del loro lavoro. E ne sanno, ma ne sanno…
E un’intuizione vincente?
Seguire Lorenzo Massacci quando mi ha proposto di partecipare alla sfida lanciata da Alfredo Morresi per la progettazione di un’app per l’ADC Contest di Google. Ci abbiamo lavorato la sera e i fine settimana. Anche se non siamo riusciti a finire il progetto, per me è stata una specie di battesimo del fuoco.
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare Networkers come te?
Di avere rispetto. Di essere umili, coraggiosi, curiosi e apertissimi al confronto con gli altri.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
È una domanda vastissima. La prima risposta che mi viene in mente è che sono saltate le gerarchie. È cambiato il paradigma di riferimento. Ora alcune delle parole d’ordine sono coinvolgimento e partecipazione.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Non lo immagino proprio.
Descrivi la tua professione in modo che anche “mia nonna” possa capirlo .
Come designer delle interfacce, collaboro costantemente con team di sviluppatori per dare un aspetto usabile, amichevole e piacevole ai sistemi che progettiamo per i nostri clienti (siti web, webapp, applicazioni mobile o per tablet). Lo faccio aiutandomi con schizzi e wireframe, poi passo alla grafica. Faccio notare che il cliente è sempre più parte del processo di sviluppo.
Come art-director mi occupo di comunicazione e progettazione grafica. Il mio ruolo è quello di rendere più chiari ed efficaci possibili i messaggi che si vogliono trasmettere. Lavoro in collaborazione con fotografi, sale di posa o (sempre più spesso) progettisti 3D, illustratori, tecnici del colore e della stampa.
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Il cartellino… omammamia no, per carità. C’è una necessità assoluta di organizzarsi il calendario, quello sì. E spesso vengono fuori orari più rigidi e tosti di quanto non si creda. Lavoro molto ma molto più di prima, quando timbravo il cartellino. Ma non c’è paragone. 🙂
Quanti sono i tuoi amici sui social networks, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Oggi su Facebook ho 588 “amici”, su Twitter 840 follower, su Linkedin ho 263 connessioni. Ne conosco davvero pochi. Virtualmente un po’ di più, ma la stragrande maggioranza non so chi sia.Per lavoro ho conosciuto molti dei miei contatti, il che rende molto più interessante la conversazione online.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Sì, tranne che per Facebook. Cerco su Google e su Linkedin.
di Mario Grasso