Gabriele Romanato, 33 anni, è uno sviluppatore web con una laurea in Lingue e Letterature Straniere alle spalle. Nato in Abruzzo, ma con una famiglia di origini venete, laziali e abruzzesi. Attualmente collabora con la web agency Wamboo di Formigine (Modena) come sviluppatore front-end e back-end. Si occupa di trasformare in realtà effettiva gli splendidi design di Stefano Campioli, che oltre ad essere il designer aziendale è anche il socio fondatore e capo di Wamboo.
Le sue passioni si basano, letteralmente, su tutto ciò che non ha a che fare col mondo dell’informatica. Per Gabriele, le macchine sono utili ma alla lunga risultano non solo noiose ma anche dannose per la nostra umanità, specie se diventano un’ossessione. Cerca di dedicare al web solo il tempo necessario a completare un lavoro.
L’ultimo social post?
Ho condiviso un mio articolo: “I lati oscuri del web: un approccio psicologico”
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Non vado praticamente mai su YouTube.
Mac, Windows o Linux?
Tutti e tre.
L’ultimo acquisto online?
Un mouse Apple. L’ultimo era fuori uso dopo tre anni di lotta.
Un libro che ha segnato la tua vita?
“Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi.
Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
La realizzazione del sito BTMagazine
Quando hai deciso di diventare sviluppatore web?
Nel 2008. Non c’è un motivo preciso per cui sono diventato web developer. Probabilmente il motivo sta nel fatto che sul web posso esprimermi al meglio.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Entrambi. L’uno si alimenta dell’altro.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
L’azienda aveva problemi di connessione così non ho potuto fargli vedere i miei lavori.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Si. Ho incontrato Stefano, Francesco, Paolo, Fabio e Simone di Wamboo, l’agenzia con cui collaboro attualmente.
E un’intuizione vincente?
Quella di usare jQuery invece che scrivere tutto il codice da solo!
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare Networkers come te?
Due cose: 1. non arrendersi MAI e lottare sempre. 2. studiare l’inglese per avere più possibilità.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Riducendo a zero le distanze e permettendo un accesso immediato al mondo del lavoro.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Si, perchè in questo settore le tutele ancora scarseggiano. Direi un organismo democratico fatto di persone, non di burocrati.
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Il mio lavoro è identico a quello di un muratore, solo che invece di costruire case con mattoni io costruisco siti web con righe di codice.
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Un minimo di regole sono necessarie, come per esempio gli orari. Ma non dovrebbero essere eccessivamente rigide.
Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Amici nel vero senso della parola nessuno. Persone che mi stimano e mi seguono all’incirca 500.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Si, ma cerco subito di avere un conttatto reale con la persona in questione perchè in genere tendo a diffidare di quanto scritto in rete. Niente è meglio di un contatto diretto per capire se la persona è affidabile.
di Mario Grasso