Il lavoro? Si cerca on line ma attenti alla digital reputation

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NON E’ SOLO JENNIFER LOPEZ – ad affidarsi a Facebook, Twitter e You Tube per il casting del suo nuovo reality televisivo: sono in aumento anche le aziende che ‘usano’ la rete per trovare candidati adatti: un metodo non istituzionale, certo, ma potenzialmente molto efficace.

IL FENOMENO DEL RECRUITING ON LINE – è diffuso soprattutto in America: qui Linkedin propone il Talent Pipeline nato per migliorare la comunicazione tra domanda e offerta di lavoro e Facebook, in collaborazione con lo US Department of Labor potenzia le possibilità d’incontro tra domanda e offerta. Il loro pubblico di riferimento è formato da milioni di persone.

IN ITALIA – Il fenomeno è meno diffuso certo ma qualcosa sta cambiando: secondo lo studio svolto dalla Bocconi per Alcatel-Lucent Enterprise (su un campione di 1.080 aziende sparse sul territorio nazionale) i 3/4 delle aziende sono convinte dell’importanza dei social media per il business e per il rapporto con i clienti (anche se poi  meno della metà delle aziende intepellate usa regolarmente questi strumenti).

Una azienda su 5 – rivela la ricerca Bocconi – ha previsto da tempo un’azione su vari social network, il 10% delle aziende attua il social recruiting da circa un anno, l’8% delle aziende ha una pagina fans su Facebook. Un’azienda su tre monitora costantemente i social media, ma il 43% delle aziende non li controlla per niente.

Il recruiting via web ha ancora spazio per crescere ma certamente è in aumento, tanto dal favorire la creazione di figure specializzate come i social media manager, capaci di comunicare con linguaggi e tempi adeguati alle esigenze della rete. I social media entrano sempre più nelle strategie aziendali e molte aziende costruiscono i loro siti ispirandosi alle caratteristiche dei social network: interattivi, rapidi, flessibili.

I RISCHI – Il recruiting tramite social network ha però molte controindicazioni: “attenzione alla digital reputation dice Michele Tripaldi, vicedirettore dell’Aidp l’Associazione direttori del Personale, convinto che i social network non possono essere usati come strumento di massa. Servono invece per casi particolari per alte professionalità”.

“Il contatto personale serve al reclutatore, o al cacciatore di teste, per prendere informazioni. Per il controllo delle referenze, per l’aggiornamento dei contatti, in modo gratuito. Con i social forum viene ‘ammazzato’ il costo della verifica delle referenze ma la verifica della digital reputation spesso si rivela una buccia di banana per gli aspiranti al lavoro. Candidati  che sembrano educatissimi, puliti, lindi attraverso la rete si rivelano molto diversi da come si presentano: la rete scopre gli altarini! E’ un opportunità ma anche un rischio”.

“Chi usa i social network  deve stare molto attento a quello che fa. Abbiamo fatto anche convegni ad hoc sul tema. C’è spesso un errore percettivo da parte dei giovani che preferiscono l’uso dei social network. Sono ingannati da percezioni virtuali: hanno l’illusione d’essere più vicini alle stanze del potere, perchè si presentano su Linkedin e danno del tu al selezionatore, ma non è così. Dovrebbero diffidare. Il problema è utilizzare in modo mirato questi strumenti. E  con grande attenzione alla digital reputation”.

Il  social network è destinato a diventare sempre più importante per il recruiting che, certamente, “non è più quello di un tempo”.

 

di Giuseppe de Paoli