MILANO – La riduzione del 10 per cento del software illegale e della pirateria in Rete in Italia creerebbe 7.500 nuovi posti di lavoro oltre ad un miliardo di entrate per il fisco e 4 miliardi di euro in termini di ulteriori volumi d’affari. E’ questa la conclusione a cui giunge una ricerca, di recente pubblicazione, di IDC Italia, per la Microsoft. Microsoft ha presentato oggi il primo studio per esaminare l’impatto economico dell’utilizzo di software illegale e le conseguenze per la concorrenza nelle economie in via di sviluppo. Lo studio, condotto in occasione della prima edizione di Play Fair Day, un’iniziativa globale per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del software legittimo, evidenzia il danno che l’utilizzo di software illegale provoca alle aziende che scelgono di avere un comportamento “fair”. Tra i principali risultati, emerge che le sole aziende manifatturiere presenti in Brasile, Russia, India e Cina che scelgono di utilizzare software illegale sottraggono oltre 1,5 miliardi di dollari ai propri competitor interni che decidono di rispettare la legge acquistando prodotti software originali.
LA COMMISSIONE D’INCHIESTA – “La lotta alla contraffazione e alla pirateria di beni fisici e intellettuali ed il contrasto alla criminalità, specie quella organizzata, sempre più coinvolta in questi fenomeni, devono essere considerati una priorità per tutte le istituzioni del nostro Paese. Ciò permetterà di rilanciare la produttività e la competitività della nostre imprese. I dati sulla pirateria – fisica e online – che affliggono il nostro Paese, infatti, sono impressionanti e di gran lunga superiori alle medie europee o statunitensi, con evidenti conseguenze economiche e occupazionali. La Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, che ho l’onore di presiedere, sta lavorando in questa direzione con spirito di piena collaborazione tra tutte le forze politiche in essa rappresentate, cercando di individuare, assieme a tutti gli attori dei settori interessati, le possibili soluzioni realmente efficaci per contrastare questo grave problema”.Ha dichiarato l’Onorevole Giovanni Fava, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale.
Lo studio, realizzato da Keystone Strategy, quantifica il vantaggio competitivo illegittimo delle aziende che utilizzano prodotti software non originali. In Cina, i produttori che, rispettando la legge, hanno acquistato software legali concessi in licenza, hanno subito un danno pari a oltre 863 milioni di dollari rispetto alle aziende che si avvalgono di software illegale. Questo significa che, solo in Cina, ogni anno, oltre 1 miliardo di dollari non può essere reinvestito nell’economia sotto forma di 500 nuovi impianti di produzione o di 65.000 nuovi macchinari oppure di 200.000 nuovi posti di lavoro.
LA PIRATERIA IN ITALIA – “Per quanto riguarda l’Italia, lo studio IDC di quest’anno ha rilevato che una riduzione del 10% della pirateria in un arco di tempo di quattro anni genererebbe in Italia 7.500 nuovi posti di lavoro, più di 1 miliardo di euro di entrate per l’erario e quasi 4 miliardi di euro in termini di ulteriore volume d’affari per l’intero settore ICT italiano[1]” ha dichiarato Matteo Mille, Direttore della Business Unit a tutela del Software genuino di Microsoft. “Non dobbiamo dimenticare che in Italia la situazione della pirateria è preoccupante. Il nostro Paese, infatti, ha un tasso d’illegalità del software pari al 49%[2], quando la media europea si aggira intorno al 35%. A causa di tali preoccupanti livelli di illegalità nell’impiego di prodotti digitali e nella circolazione di contenuti protetti da copyright su internet, siamo ancora nella Watch List nel rapporto Special 301 della US Trade Representative, confermandoci di fatto un Paese non sicuro per gli investimenti stranieri. In un contesto economico delicato come quello attuale, è necessario tornare a essere una nazione in grado di offrire sicurezza, così da attrarre gli investitori esteri” ha concluso Matteo Mille.