Le reti neurali: una delle aree più promettenti dell’Intelligenza Artificiale

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Milano – Quella delle Reti Neurali Artificialio ANN (“Artificial Neural Networks”) e’ una delle branche dell’Artificial Intelligencei piu’ interessanti e promettenti.

Si tratta di algoritmi matematici, generati da macchine di calcolo, capaci di apprendere direttamente dai dati e di “catturare la conoscenza” in essi contenuta.

Le reti neurali artificiali possono rappresentare veri e propri “modelli digitali del cervello biologico” e sono in grado di rilevare in estesi bacini di dati complesse relazioni non lineari fra le variabili, di difficile identificazione da parte dell’essere umano, o con le tecniche della statistica tradizionale.

Ai nostri giorni si registra nei diversi settori della medicina un interesse crescente verso le reti neurali artificiali, particolarmente in ambito cardiologico, radiologico, farmacoepidemiologico.

Le ‘reti’ sono utilissime anche nel data mining e nei processi diagnostici, nonché nella ricerca sui meccanismi di funzionamento dello stesso cervello umano.

Dal cervello alle reti, dalle reti al cervello, dunque… Con queste movenze dialettiche si è mosso l’approccio innovatore delle ANN alle neuroscienze.

Oggi infatti l’approccio “a rete” riesce a dare nuovo slancio alle interpretazioni funzionali e ai modelli a distribuzione diffusa tendenti a superare il paradigma della mente modulare nello spiegare non solo la normalità dei processi cerebrali ma anche le condizioni patologiche che li affliggono nelle malattie neurodegenerative (1)

La tecnologia evolve a passo accelerato; e noi con essa, tanto da poter già oggi veder circolare nelle strade una nuova versione di homo sapiens: quella “screen-staring, button-clicking”, come sostiene l’americana Amber Case, studiosa di interazioni simbiotiche uomo macchina.

E’ un dato di fatto che ormai tutti quanti, chi più chi meno, fanno affidamento ogni giorno su veri e propri “cervelli esterni”: senza computer, telefoni cellulari, palmari, lettori di libri e giornali in formato digitale, quanti riuscirebbero a sopravvivere per più di una settimana?

Lo facciamo non solo per comunicare o vivere vite parallele, ma anche per ricordare di più e (forse) meglio di quanto potremmo lasciando soltanto al nostro cervello biologico l’ingrato compito dell’immagazzinamento dei dati.

La “cyborg-antropologa” di Portland già parla di “Cyborg Self”, un Sé cibernetico che presto oscurerà il nostro consueto senso di identità personale. In termini ingegneristici, infine, non sembra difficile scorgere similarità fra la complessità del cervello umano e il vasto network di nodi e connessioni che è Internet.

Entrambi i sistemi sono infatti in grado di mantenere, elaborare, richiamare e trasmettere una grande quantità di informazioni. Ma è possibile che un giorno la rete diventi lei stessa “cosciente”? Se ne è discusso recentemente sul New Scientist.

E’ proprio dalle pagine della prestigiosa rivista che Ben Goertzel, direttore dell’americano Artificial General Intelligence Research Institute, ha ammesso che “Internet sembra comportarsi come se avesse una propria mente”, auspicando altresì un intervento umano per “aiutare la rete a svegliarsi, perché le prospettive per l’umanità sarebbero migliori con una mente di internet emergente, coerente e propositiva”.

di Marco Mozzoni direttore di Brain Factor

(1) vedi “Alzheimer. Come diagnosticarlo precocemente con le reti neurali artificiali”, Franco Angeli Editore, 2010 – http://www.francoangeli.it/ricerca/Scheda_libro.aspx?ID=17627&Tipo=Libro