Classe 1961, a 18 entra in banca e dopo altri 18 passati a lavorare tra marketing e informatica, scopre internet a metà degli anni ’90 ed è stato amore a prima vista. Fonda una delle prime web agency italiane (Ad Maiora) e nel 2010 passa al gruppo Ammiro per guidare il team Digital. Parte di hobby e passioni sono legati al suo lavoro. Il resto è dedicato alla musica rock, ai libri e naturalmente alla sua famiglia.
L’ultimo social post?
Dov’è l’agenda digitale nel governo?
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Un pezzo del concerto dei Talking Heads a Roma di una ventina di anni fa.
Mac, Windows o Linux?
Windows.
L’ultimo acquisto online?
Una microSD per la macchina fotografica di mia figlia.
Un libro che ha segnato la tua vita?
La pubblicità di David Ogilvy.
Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Il prossimo! Lavorare nel settore del digital marketing costringe a guardare costantemente avanti, alzando continuamente l’asticella in termini di innovazione, creatività, risultati. Ecco perché il progetto lavorativo più importante sarà sempre il prossimo.
Quando hai deciso di diventare Social media specialist?
Da quando ho iniziato ad utilizzare e poi ad aprire il mio blog (2002-2003). Allora la mia agenzia (Ad Maiora) si occupava principalmente di marketing attraverso motori di ricerca, per cui decisi di “sporcarmi le mani” in prima persona per capire i nuovi strumenti che si presentavano: blog, social network, podcast, ecc. E alla fine penso che chiunque voglia avere un’esperienza del settore non può che utilizzarli a fondo in prima persona, in modo da capire i meccanismi e le consuetudini di tali “ambienti digitali”.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Il mix tra autoformazione ed esperienza “a casa” delle aziende.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
In realtà penso di non aver mai fatto un colloquio di lavoro. Per il mio primo lavoro fui chiamato direttamente e poi ho praticamente fatto sempre l’imprenditore o il consulente.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Penso mio padre, con cui ho avuto la fortuna di lavorare per qualche anno, circondato da colleghi che lo adoravano.
E un’intuizione vincente?
Una di quelle che ha creato maggior valore è stata quella di sviluppare servizi “chiavi in mano” per la visibilità sui motori di ricerca nel 1997. In pratica ho contribuito a creare il mercato SEO in Italia e a favorire la crescita del business online per decine di aziende di tutti i tipi.
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare Social media specialist come te?
Leggere, ascoltare, documentarsi, soprattutto riguardo alle iniziative che hanno prodotto risultati concreti (e non solo quelle che semplicemente sembrano “cool”). Applicare le competenze su casi concreti e poi misurare, sperimentare e affinare costantemente i progetti.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Innanzitutto le ricerche sembrano dimostrare che si sono creati moltissimi nuovi posti di lavoro. Evidententemente alcuni sono anche andati persi per via di internet, ma il saldo è ampiamente positivo. Altro apporto della Rete al mondo del lavoro è quello di facilitare l’incrocio tra domanda e offerta. Aggiungerei anche l’impulso alla produttività professionale e personale che deriva dall’utilizzo di internet, nonché lo sviluppo di relazioni di business effettivamente globali. Segnalerei infine, l’opportunità di avviare nuove aziende o attività professionalila legate ad internet con una bassa soglia di ingresso.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Penso servano delle organizzazioni superpartes che rappresentino i professionisti direttamente coinvolti nei business digitali, più che altro per informare e promuovere le loro attività. Sindacati o altre forme di corporazioni, albi, ecc. rischiano invece solo di andare a sovrapporsi a strutture già esistenti (che invero dovrebbero rinnovarsi per poter “servire” compiutamente anche le nuove professionalità digitali).
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Alla nonna direi che principalmente mi occupo di aiutare le aziende a promuovere i loro servizi o prodotti attraverso l’uso di internet. Però, attenzione, se si vuole approfondire, è opportuno capire che settori totalmente nuovi anche solo rispetto a 15 anni fa, non possono che essere descritti con terminologie contemporanee… che per ora risparmiamo alla nonna!
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Dipende dall’azienda in cui si lavora, dal tipo di organizzazione che si è dotata, ecc. E’ difficile generalizzare. Indubbiamente la Rete permette maggiore flessibilità di movimento e indipendenza, ma deve essere opportunamente ricondotta alla struttura specifica dell’azienda.
Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Su Facebook ho circa 740 amici (ma anche più di 600 richieste che non ho accettato) e sono praticamente persone che ho conosciuto direttamente. Difficile dire quante ne frequento offline, non mi metto a contarle!
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Spesso. Mi piace verificare di volta in volta quanto un profilo digitale sia effettivamemte rappresentativo della persona “in carne ed ossa”. Daltronde ognuno di noi, che lo voglia o meno, ha un suo “profilo digitale” ed è interessante saper cogliere ed interpretare le informazioni online per costruire un’opinione congrua e corretta.
di Mario Grasso