Roma – Il lavoro atipico in Italia è sempre più diffuso e coinvolge soprattutto i giovani: uno su quattro tra i lavoratori under 30 ha un contratto atipico, pericolosamente vicino alla precarietà.
Un dato che non accenna a diminuire, anzi: nel periodo 2008-2010, il 43% dei lavoratori atipici è rimasto tale – non ha quindi trovato una occupazione stabile – e il 20% s’è trovato senza lavoro, aggiungendosi alla folta schiera dei disoccupati.
Lo dice l’ultimo rapporto Isfol sul sistema lavorativo in Italia. Un ‘report’ che ha coinvolto 40mila persone tra i diciotto ed i 64 anni.
La tendenza – Confrontando questi dati con quelli del precedente biennio emerge come il tasso di trasformazione da un contratto atipico a uno standard è ulteriormente sceso di 9 punti (dal 46% al 37%). Desolanti anche i dati per chi cercava un’occupazione: sei persone su dieci sono rimaste nella stessa condizione, il 10% è confluito nell’ inattività totale (non lavora e non cerca) e solo il 16% è riuscito a trovare occupazione.
Nel complesso – rileva Isfol – i lavoratori autonomi con un’attività continuativa risultano essere il 18,2% del totale e quelli con un contratto dipendente a tempo indeterminato sono il 65%. La quota di apprendisti è pari all’1,4%.
Colpiti soprattutto i giovani – L’incidenza di occupazioni atipiche coinvolge, abbiamo detto, soprattutto i giovani: solo il 54% degli under 30 è a tempo indeterminato; il 25% è rappresentato da atipici e i lavoratori autonomi sono il 10%. Infine l’ 8% circa dei lavoratori ha un contratto di apprendistato. Le donne, i laureati e i residenti nelle regioni meridionali sono i più coinvolti nei lavori atipici.
Quanto alla durata dei contratti atipici, la metà dei dipendenti a termine ha una continuità che va da sei a dodici mesi, al massimo e solo ¼ dei contratti supera la durata di un anno. “La crisi è stata pagata in particolare dagli atipici e coloro che nel mondo del lavoro ancora non erano entrati, a fine 2008”, commenta Aviana Bulgarelli, Direttore generale dell’Isfol.
La sfida – I dati Isfol rendono ancora più urgente l’adozione di politiche volte a creare posti di lavoro: “una necessità imprescindibile, complementare alle azioni di risanamento finanziario” – sottolinea la direttrice generale Isfol. Una sfida non da poco per il Governo Monti che dovrà intervenire nella ‘giungla’ dei contratti retributivi, individuare un contratto prevalente di accesso al lavoro, intervenire su modi e forme della flessibilità , che è di per sé necessaria ma deve esere ‘dosata’.
Dall’esecutivo sono attesi anche una seria riforma del collocamento e interventi sui meccanismi della formazione -oggi troppo staccata dalle esigenze del mondo del lavoro- oltre, naturalmente, al completamento delle infrastrutture per la banda larga, sempre piu’ necessaria per il Paese.
di Giuseppe de Paoli