Telelavoro: una potenzialità ancora inesplorata

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“Qui, da nessuna parte, ovunque”: il motto di Pirandello ben si adatta ai lavoratori della Rete, slegati da una determinata postazione di lavoro e pronti invece a lavorare -con grande flessibilità d’orario- da casa o comunque in ‘remoto’ (fuori dall’ufficio) con maggior serenità e maggior risparmio rispetto al tradizionale lavoro d’ufficio.

Un approccio che potrebbe avere conseguenze molto interessanti per le aziende oltre che per i networkers: l’hanno capito bene società come Accenture in cui il telelavoro è, da tempo, felicemente attuato.

L’hanno capito anche molte pmi che solo pochi anni fa vedevano l’ e-work come una follia. Il telelavoro oggi è contemplato in molte aziende ict come Microsoft, Cisco, Facebook e molte altre; in ambito più tradizionale è in prova, per fare un esempio, a Poste Italiane che ha dato il via ad una sperimentazione ad hoc per l’utilizzo del lavoro a distanza.

Ha avviato una sperimentazione sull’e-work anche il Comune di Formia che l’ha introdotto per alcuni dei suoi dipendenti con una delibera che fa esplicito riferimento a una normativa poco attuata, la legge n°191/1998 (e il successivo accordo quadro nazionale del 2000) che prevedeva il telelavoro per razionalizzare l’impiego delle risorse umane

La delibera del comune di Formia è rivolta a lavoratori che svolgono mansioni in cui è richiesto prevalentemente l’uso della tecnologia informatica e si trovano con momentanee esigenze di cura, oppure in situazioni di disabilità.

A loro saranno proposti progetti di dodici mesi: la strumentazione e la relativa connessione alla rete sarà fornita dal Comune; l’orario tipo sarà di 36 ore settimanale; la presenza verrà controllata online tramite comunicazione di conferma da parte dei dipendenti.

L’iniziativa, in questo caso, è rivolta a uno specifico target di personale -con l’obiettivo di coniugare lavoro e esigenze di cura- però rappresenta ugualmente un elemento innovativo per la pubblica amministrazione e come tale va valutato molto attentamente.

Uno scenario ipotetico in cui chi lavora lo fa da dove gli pare, purché produca i risultati richiesti, dovrebbe essere conveniente sia per i lavoratori sia per le aziende. Ci sono invece molte resistenze da parte delle aziende. I dipendenti sono mediamente più pronti all’esperienza, soprattutto i più giovani, convinti che sarebbero più ‘’soddisfatti, produttivi e innovativi se potessero lavorare da casa. Almeno questo è quanto hanno dichiarato ai ricercatori di Accenture, società che di lavoro a distanza se ne intende.

All’estero intanto il telelavoro è già decollato in molti paesi: la nazione più innovativa in tal senso è l’Olanda con una percentuale di telelavoro che sfiora il 40%; la Spagna ha il 17%.

Resta indietro l’Italia che ha una quota di telelavoro pari solamente al 4,7%.

E’ migliore la prestazione di regioni come Lombardia, con una quota di e-workers pari al 6,6% e il Lazio, con una quota del 7,2%.

Iniziative come quelle dell’amministrazione di Formia lasciano ben sperare: sarebbe davvero interessante se fosse proprio l’amministrazione pubblica a farsi portatrice di queste istanze in grado di dare un buon impulso al mercato del lavoro.

SCHEDA: Telelavoro: le dieci cose da sapere

di Giuseppe de Paoli