Apple-Foxconn: ”le promese Foxconn? Staremo a vedere!” dice Li Qjang

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MILANO –  “Non è la prima volta che la Foxconn ha promesso delle riforme e sicuramente non e’ la prima volta che gli abusi  dei diritti dei lavoratori sono stati denunciati. Ora possiamo solo aspettare e vedere se  il board di Foxconn manterrà  le promesse fatte’’. 

Cosi’ Li Qjang,  presidente della China Labour Watch -interpellato da NetworkersNews- commenta l’annuncio della Foxconn che ha promesso condizioni di lavoro migliori nei suoi stabilimenti  in Cina.

Una promessa avvenuta dopo che le ispezioni negli stabilimenti cinesi di Shenzhen e Chengdu ove si producono i phone e i-pad per Apple e altri giganti dell’Informatica (come Dell,Nokia,Hp).

Le ispezioni hanno confermato le condizioni di lavoro ‘intollerabili’ gia’ denunciate sulla stampa internazionale.

IL REPORT – della Fair Labor Association (frutto di quasi 3 mila ore d’indagini) ha dimostrato che sono state violate alcune delle piu’ elementari regole del lavoro: l’impiego in fabbrica per ogni addetto superava le 60 ore settimanali; oltre il 60% dei lavoratori risultava sottopagato al punto da non potere soddisfare i primari bisogni di sussistenza; buona parte degli addetti non riceveva i giusti compensi per le attività svolte extra orario.

Ed ancora: le pause settimanali, in alcuni periodi, venivano ‘saltate’; sono state riscontrate lacune igienico sanitarie e notevoli rischi per la sicurezza dei lavoratori. Tutto scritto nero su bianco nel report, un documento a tinte cupe che, insieme alle pressioni dell’opinione pubblica e della stampa internazionale, ha spinto Foxconn e Apple, ad annunciare “cambiamenti importanti’’

LE PROMESSE – L’intesa tra Apple ed il suo fornitore cinese, siglata dopo la pubblicazione del rapporto e a dieci giorni dalla visita agli impianti cinesi del Ceo di Apple Tim  Coock, prevede, entro luglio 2013, il ‘rientro’ dell’orario di lavoro nei limiti della legge cinese (49 ore settimanali come tetto massimo, straordinari compresi); una riduzione dell’impegno lavorativo che non pesi sulle buste paga dei dipendenti;  l’assunzione di nuovo personale.

LE PERPLESSITÀ – Sono impegni rispetto ai quali Li Gjang manifesta scetticismo. ‘’Non e’ la prima volta –dice il presidente della China Labour Watch- che gli abusi sui diritti dei lavoratori vengono segnalati e che la Foxconn fa promesse di cambiamento. Se la societa’ ha davvero intenzione di cambiare lo dimostrerà : noi  possiamo solo aspettare anche se la maggior parte dei provvedimenti annunciati sono programmati per essere operativi non prima di 15 mesi, a partire da oggi. Un’attesa forzata per noi’’

L’AUSPICIO – La Foxconn è la piu’ grande azienda privata in Cina ove impiega piu’ di un milione persone: se le sue promesse, e gli accordi con Apple, saranno davvero attuate – ed e’ l’auspico di tutti- stabiliranno un precedente importantissimo, in grado di incidere sull’ intero sistema della produzione industriale in Cina. E non solo. Basti pensare che anche Dell, Hp, Amazon, Nokia, Sony, Motorola e altri giganti dell’Hig Tech usano regolarmente i fornitori cinesi.

 

di Giuseppe de Paoli
con la collaborazione di Hu Yu Li
Nota- Fondato nel 2000, il China Labor Watch è un’organizzazione indipendente non profit.
Negli ultimi 12 anni,ha collaborato con sindacati, organizzazioni lavorative e i media conducendo una serie di valutazioni in profondità delle aziende in Cina, soprattutto di quelle che producono per le grandi multilazionali.
L’ufficio di New York del CLW crea dei report da queste indagini, informa la comunità internazionale e stimola le associazioni di categoria per migliorare le condizioni dei lavoratori.