Elisa Rossini – Project manager

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Ha cominciato a lavorare sin da ragazzina: da insegnante d’inglese a giornalista, a commessa, a make-up artist etc… confrontandosi con problematiche di ogni genere. Gli studi di traduttore e interprete, così come i vari corsi di specializzazione, hanno consolidato sempre di più la sua passione per le lingue e Internet tanto che, a breve, si cimenterà anche con un master in terminologia.

Adora leggere, scrivere (nel 2009 è stata pubblicata la silloge “Poesie in nero” da Ibiskos Editrice Risolo e nel 2010 si è classificata terza con “Racconto gotico” pubblicato poi come e-book da Editrice Solleone), il cinema, lo sport, il jazz e la musica in generale e tutto quanto solletica la mia curiosità.

 

L’ultimo social post?
Su Facebook: …is having a temporary malfunction. Normal programming will resume shortly. [Reboot mode ;-)]

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Musica! Il genere varia secondo il mood del momento. Ma anche interviste di varia natura (ho sempre aperte più schede del browser).

Mac, Windows o Linux?
Windows, ma non escludo a priori nulla.

L’ultimo acquisto online?
La vera domanda sarebbe cosa non acquisto online! Internet è una vera risorsa e consente di ottimizzare i tempi da ogni punto di vista, specie quando i 5 minuti possono fare la differenza su un progetto.

L’acquisto più interessante che mi ha aperto nuove porte è stato l’audio libro “Portuguese irregular verbs” – che a dispetto del titolo è un libro comico di Alexander McCall Smith in cui si narrano le vicissitudini del Professor Dr von Igelfeld interpretato mirabilmente da uno scoppiettante Hugh Laurie… un po’ il genere ironico di Wodehouse per intenderci. Lì è nata la mia passione per gli audio book: ti spalancano un mondo completamente nuovo!

Un libro che ha segnato la tua vita?
“Un uomo” di Oriana Fallaci, ma ho recentemente letto “Mr. Pip” di Lloyd Jones: intenso e appassionante. La storia di come con l’aiuto della fantasia (nello specifico con Mr. Pip, il protagonista di Grandi speranze), si possa lottare con grazia contro la crudeltà della vita: davvero imperdibile.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Assistere un cliente in una grossa gara d’appalto in Macedonia. Il progetto iniziò poco prima di Natale e si concluse i primi di gennaio. I ritmi furono a dir poco frenetici, infinite problematiche: traduttori nel panico, richieste dell’ultimo minuto ai confini della realtà, enormi volumi di parole e tempi di consegna ridotti all’osso. Un vero gioco di equilibrio in fatto di project management! Ma tutto è comunque andato liscio e il cliente è rimasto molto soddisfatto. Dopo quell’esperienza ho avuto la conferma che non importa quanto tu sia piccolo, se sei determinato e usi la testa puoi portare a termine imprese che anche concorrenti più grossi e blasonati hanno paura di affrontare.

Elisa RossiniQuando hai deciso di diventare project manager?
Lavoravo come traduttore freelance per un’agenzia. Il project manager con cui ero in contatto volle fare una conference call e mi disse che per lui avevo la tempra e lo spirito per questo ruolo. Ancora oggi lo ringrazio per la fiducia e per averci visto lungo.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Non ho avuto una specifica formazione di project management né un mentore, quindi la differenza l’ha fatta senza dubbio l’esperienza appresa sul campo e la mia innata curiosità.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il primo l’ho rimosso, ma ricordo il primo progetto serio come traduttore freelance. Ho lavorato ininterrottamente per 3 giorni senza dormire né mangiare per tradurre un manuale su pesci tropicali e acquari. Ricordo ancora l’espressione di mio marito che cercava disperatamente di estrarmi un pensiero logico dopo la consegna. Ma la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro e conquistato il cliente fu impagabile.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Ogni giorno, quando mi confronto con colleghi (traduttori e PM) che condividono la mia stessa passione. Alcuni dei “miei” traduttori li ho allevati sin dagli inizi, ed è bello vedere come siano cresciuti nel tempo… anche se, in qualche caso, li ho un po’ tramutati in esseri compulsivi sempre alla ricerca della perfezione, della scelta più azzeccata. 😉

E un’intuizione vincente?
Tutte quelle che mi consentono di risolvere un problema spinoso, soddisfare i miei clienti o aiutare i miei traduttori con i problemi tecnici e terminologici.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare project manager come te?
Essere determinati, decisi e andare a fondo delle situazioni. Non avere paura di fare domande e mettere passione e testa in quello che fanno. E poi essere sempre disposti a imparare, di tutto. Il campo della traduzione è una realtà sempre in movimento che si confronta con i settori più svariati: dalla medicina all’ingegneria, dalla finanza all’informatica. Bisogna essere duttili. Una delle qualità fondamentali è però quella di saper essere umili e accettare i feedback di buon grado, facendone un’occasione di crescita. Questo vale anche se volete lavorare come traduttore freelance (esperienza che non dovrebbe mancare in un project manager, a mio parere). Se poi v’interessa proprio il management, aggiungo anche una spiccata propensione al problem solving e alla tecnologia oltre che autorità, capacità di assegnare le priorità, di organizzarsi e leadership. Ricordatevi che siete il punto di riferimento del team, oltre ad essere l’interfaccia dell’agenzia con il cliente. Vietati quindi gli attacchi di panico e nervi saldi! 😉

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
L’avvento di Internet costituisce un cambiamento epocale….anche se rispetto ad altri paesi siamo ancora indietro anni luce. Tuttora c’è chi pensa al telelavoro in Italia associandolo al confezionamento di perline o a qualche oscura chat.

La realtà è che è una fantastica opportunità per semplificare la vita lavorativa di molte figure professionali, specie di quelle che lavorano in ambito IT, accorciando le distanze, riducendo in alcuni casi le problematiche della gestione familiare alle donne (a volte anche agli uomini). L’aspetto poi più rilevante è l’ottimizzazione del tempo: in questa modalità si evita di perdere tempo in coda o percorrendo lunghe distanze per raggiungere i clienti o il luogo di lavoro.

Inoltre, anche la formazione ne ha tratto grandi vantaggi. I webinar sono sempre più diffusi, così come corsi di vario genere. Lo stesso vale per le riunioni: con le conference call tramite Internet si risparmiano tempo e denaro e le comunicazioni sono più frequenti, rapide e fluide.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Deve essere dinamico e all’avanguardia come le persone che rappresenta. Disposto al cambiamento e alla versatilità. Deve tutelare le persone, ma anche essere imparziale laddove il lavoratore ha commesso l’errore. Deve saper dialogare con i committenti. L’antitesi dei sindacati attuali.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Cara Nonna, no, non sono una casalinga anche se sono sempre in casa – quello è il mio ufficio e se non mi vedi è perché sto lavorando, non perché mi sciroppo la televisione. Se vuoi che qualcuno in America, o in un altro paese, impari a cucinare i tuoi fantastici biscotti seguendo attentamente la tua ricetta, devi rivolgerti a me. Io mi occupo di capire quali sono i segreti che il testo nasconde. Lo affiderò poi al mio magico team, esperto in biscotti, che si occuperà di tradurlo nella lingua del paese di tuo interesse, ad esempio l’Inghilterra – dato che adori tanto la Regina. Il testo non sarà rigido, ma sembrerà scritto proprio da te. Farò poi in modo che un altro linguista (ovvero un’altra persona esperta di biscotti madrelingua inglese) si occupi della revisione e della terminologia: per verificare che il testo sia stato tradotto con chiarezza, fluidità e con l’utilizzo della terminologia più adatta. A questo punto il documento tornerà a me che lo controllerò nuovamente per verificare che tutte le tue istruzioni e le tue richieste siano state soddisfatte. Mi occuperò anche di risolvere eventuali problematiche tecniche e terminologiche, laddove ve ne fossero.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Di fatto dipende dal tipo di networker, ma di massima direi di no. La versatilità è la prima cosa: io stessa pure avendo orari d’ufficio per le aziende, lavoro spesso sino a tardi e nei week-end. Quando i progetti sono aperti, sono sempre reperibile per i miei team sino a tarda ora, senza orario o fuso.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
I colleghi e gli amici virtuali sono la maggior parte, ma ci sono anche persone che conosco personalmente o che ho avuto il piacere di conoscere live grazie al feeling su Facebook.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Sì, avere qualche informazione aggiuntiva non guasta mai. Ma è anche bello farsi sorprendere!

 

di Mario Grasso