Francesco Benanti – Web designer

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Classe 1983, trentino di nascita ma con origini siciliane. Dopo essersi diplomato tecnico della gestione aziendale ha deciso che quel mondo fatto di scartoffie e numeri non faceva per lui, per questo ha iniziato ad intraprendere la strada del web. Dopo una bellissima esperienza durata quasi 4 anni presso una grossa web agency trentina con la mansione di web designer / web developer ha deciso di rischiare il tutto per tutto diventando libero professionista e ad oggi è pienamente soddisfatto della sua scelta. Oltre al web ama alla follia la sua Lambretta, i videogiochi e tutto ciò che è tecnologico.

 

L’ultimo social post?
Ho commentato (con toni un pochino polemici) la situazione economico-politica che stiamo vivendo.
Solitamente cerco di evitare ma stavolta proprio non ce l’ho fatta…

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Woodkid – Iron. Quel video è spettacolare…

Mac, Windows o Linux?
Mac e Windows con netta prevalenza del primo. Purtroppo non posso esimermi dall’effettuare test e prove su piattaforma Windows.

L’ultimo acquisto online?
Il libro “Design for Hackers” su Amazon.it. E’ un libro che consiglio!

Un libro che ha segnato la tua vita?
Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. Professionalmente parlando, invece, direi “Oltre i CSS – La sottile arte del web design” di Andy Clarke.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Quello che sto vivendo in questo momento: ho sempre lavorato “sotto padrone” ma mai “in proprio”. Questo è decisamente il progetto più ambizioso della mia vita ed è quello che sicuramente segnerà il mio futuro.

Quando hai deciso di diventare web designer?Francesco Benanti
All’età di 12 anni mia zia mi regalò un modem 56K e ricordo che rimasi impressionato nel vedere tutte queste pagine create da gente comune: mi sembrava fantastico che tutti potessero pubblicare i propri pensieri, testi, immagini… Lavorai parecchi giorni e il risultato fu piuttosto scadente, tuttavia fu allora che decisi cosa avrei fatto nella vita.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Mi piace pensare che teoria e pratica siano due facce della stessa medaglia: l’una è in funzione dell’altra. Personalmente ho iniziato con la pratica ma poi sono arrivato ad un punto in cui mi sono reso conto che avrei dovuto fare il salto di qualità e allora ho iniziato a studiare.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Non ho grossi aneddoti sul primo colloquio anche se ricordo che non ero particolarmente agitato. Non avevo preparato un discorso né tanto meno pensato alle possibili domande che avrebbero potuto farmi. Ho semplicemente cercato di essere spontaneo e naturale. Penso che l’improvvisazione sia l’arma vincente a volte…

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
L’incontro con il mio socio in affari è stato sicuramente quello che ha cambiato la mia carriera professionale, tuttavia sto ancora aspettando di poter fare due chiacchiere con Andy Clarke che reputo il migliore sulla piazza.

E un’intuizione vincente?
Penso che l’intuizione migliore che abbia mai avuto sia stata quella di diventare libero professionista: ho scelto il momento giusto, né troppo presto, né troppo tardi. Adesso sono in attesa di altre intuizioni vincenti….

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web designer come te?
Alternate la pratica alla teoria. Abbiate fame di conoscenza. Studiate, mettete in pratica e studiate ancora. Mettete sempre in discussione il vostro operato, solo così sarete portati a dare il meglio.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Internet può essere una grossa possibilità per tutti. Mai come ora stiamo assistendo ad un cambiamento del mondo del lavoro e il web può essere una via di salvezza per i giovani. Non penso che internet abbia ancora cambiato il mondo del lavoro in Italia come lo ha fatto in altri paesi: piano, piano (e sempre per ultimi) ma ci stiamo arrivando anche noi e questo è meraviglioso perché si creeranno nuove figure professionali e anche le scuole dovranno adattarsi a questo cambiamento.

Francesco BenantiServe un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Una figura che si occupa di tutelare i nostri interessi è sicuramente interessante, purché sia disposta al dialogo, che sia competente e, soprattutto, sempre online.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Mi occupo di migliorare il rapporto fra uomo e macchina creando servizi e pagine su internet semplici da usare.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un network?
Assolutamente no! Mi batto per questa causa da parecchio. Soprattutto nei lavori creativi penso che non abbia senso obbligare qualcuno a degli orari fissi o a dei luoghi di lavoro: in fondo l’ispirazione deriva anche da entrambi i fattori e quindi ognuno deve essere libero di gestirsi il tempo come preferisce.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
In tutto circa 200… avere solo 200 amici in Facebook è una media piuttosto bassa ma personalmente la parola “amici” mi pare abusata. A volte starebbe bene “conoscenti” ma mi rendo conto che non avrebbe lo stesso impatto. Preferisco di gran lunga i follower di Twitter! Di quei 200, ad ogni modo, ne conosco personalmente almeno 180, mentre il resto sono persone conosciute online o conoscenti, appunto.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Non è una cosa sistematica, ma a volte mi capita. Parto da Facebook, poi Twitter e se proprio non sono soddisfatto chiedo a Google.

 

di Mario Grasso