ROMA – Il decreto legge sulla riforma del Lavoro appena approvato al Senato- dovra’ passare l’esame della Camera – contiene importanti novità per i lavoratori a progetto e le partite Iva. Tra le principali l’istituzione di un salario minimo e l’istituzione di un indennizzo, una tantum, in caso di perdita del lavoro.
Le nuove norme sono state introdotte essenzialmente da alcuni emendamenti bipartisan proposti dei relatori, Tiziano Treu (Pd) e Maurizio Castro (Pdl) e sono state recepite dopo un lungo a tratti anche faticoso dibattito. Ecco in sintesi i cambiamenti introdotti.
SALARIO MINIMO – Con la nuova legge scatta, finalmente, il salario minimo per i lavoratori a progetto: saranno i contratti collettivi a determinare la misura del compenso, il testo legge prevede comunque che lo stesso sia “adeguato alla quantità e qualità del lavoro eseguito’’ e che non possa “”essere inferiore, in proporzioni di durata del contratto, all’importo annuale determinato periodicamente con decreto del ministero del lavoro”.
INDENNIZZO – Viene confermata -e lievemente incrementata- l’indennita’ di disoccupazione (Aspi), un corrispettivo una tantum a sostegno del reddito perso. Ne potranno usufruire i lavoratori dipendenti, e gli apprendisti che possono contare su due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane di lavoro nell’ultimo biennio.
L’Aspi potra’ essere richiesta in un’unica soluzione di pagamento da chi dimostra di voler avviare un’attività di lavoro autonomo. La nuova indennità non e’ prevista, al momento, per chi ha contratti di collaborazione ma sono gia’ stati annunciati emendamenti in tal senso: se passeranno potrà percepire l’indennità anche il lavoratore a progetto che ha lavorato nei 12 mesi precedenti. Tutta questa parte di normativa prevede una sperimentazione di 3 anni e una successiva verifica.
CONTRATTI A PROGETTO – Per questo tipo di contratti introdotti dalla legge Biagi, in sostituzione delle collaborazioni continuative e coordinate lLe famose co-co-co), proprio per evitare abusi da parte delle aziende, ci sono cambiamenti importanti. Viene definito meglio il concetto di ‘progetto’ escludendo dallo stesso i compiti meramente esecutivi o ripetitivi e scatta, come detto, il salario minimo. Inoltre, secondo la nuova legge, la durata minima del primo contratto a termine sale da 6 mesi a 1 anno
PARTITE IVA – Previsti anche criteri nuovi e più stringenti per distinguere le partite iva “genuine” rispetto a quelle ‘obbligate’ che mascherano un lavoro, di fatto, da dipendente. Verranno considerate partire iva obbligate ( cioe’ fittizie) quelle rientranti in almeno due delle seguenti condizioni: durata di oltre otto mesi su un anno solare; oltre l’80 per cento del reddito ricavato da una sola committenza; disponibilità di una postazione fissa presso il committente.
In questi casi le partite iva dovranno essere convertite in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, salvo che il committente non riesca a provare diversamente. Saranno considerate Partita Iva genuine quelle che superano 18 mila euro di reddito annuo (1.500 euro al mese).
I TEMPI – Le nuove norme dovrebbero arrivare all’ esame dell’aula entro la fine giugno, salvo sorprese: il termine per la presentazione di ulteriori emendamenti scade comunque il 22 giugno.
Per Il ministro Elsa Fornero si tratta, globalmente, di una riforma ’’buona, che crea un equilibrio tra interessi contrapposti’’. Rimangono, non solo a noi, vari motivi di perplessità: per esempio sulla mancata riduzione del cuneo fiscale contributivo e su tanti altri argomenti che torneremo ad affrontare.