Cloud economy: ultima chiamata

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MILANO – “Cloud: ultima chiamata”, un titolo cinematografico, e un po’ lapidario, che però rende l’idea: è quello scelto per la ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT del Politecnico di Milano svolta con l’obiettivo di analizzare e spiegare il fenomeno ’nuvola’ in Italia.

Una tecnologia con grandi potenzialità, che vanno pero ’colte’ al momento giusto!

La Ricerca ha coinvolto oltre 130 CIO di grandi imprese italiane (tra cui IBM, Telecom Italia, Microsoft, Infracom Italia) e ben 660 Responsabili IT di PMI: ne esce una interessante fotografia di un mercato che oggi vale circa 443 milioni di euro , una somma pari al 2,5% di tutta la spesa IT sostenuta in Italia.

L’analisi del Politecnico conferma il ritardo del Paese nella gara globale all’innovazione digitale. L’Italia è al 46° posto, nel mondo, per spesa ICT rispetto al PIL, e al 58° per percentuale di utenti connessi; nel 2011 la spesa IT è stata di 17,67 miliardi di Euro, valore molto basso rispetto al PIL, con una contrazione del 4,1% rispetto al 2010 (dati Assinform).

La tecnologia Cloud non è ancora diffusa quanto dovrebbe però prende piede, soprattutto nelle grandi aziende: il 67% delle stesse già adotta tecnologie Cloud, il 56% utilizza almeno un servizio Cloud, e l’11% ha in corso ‘sperimentazioni’ a tema, seppur limitate.

Inoltre il 25% delle aziende interpellate si dichiara interessata all’introduzione del Cloud e solo l’8% dichiara di non utilizzare la tecnologia (e di non avere alcun interesse a introdurla).

LE PICCOLE IMPRESE – Molto diverso lo scenario per le imprese piccole che come sappiamo sono la gran parte del tessuto produttivo del Paese: tra queste  solo il 22% dichiara di avere avviato progetti Cloud, il 2% intende introdurli e ben il 76% non ne fa alcun utilizzo!

C’è poi un buon 10% delle piccole imprese che dichiara di “non conoscere la tecnologia”.

LA CRESCITA – comunque sta avvenendo con tassi che la ricerca stima attorno al 25% annuali. “Il 54% della spesa – dice Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio – è riconducibile al cosiddetto Private Cloud con un valore di circa 240 milioni di Euro e pari all’1,36% del budget IT, mentre la componente di spesa legata al Public Cloud è stimabile in 203 milioni di Euro”.

GLI HOBBISTI, I MODAIOLI, GLI ORCHESTRATORI – La ricerca rileva anche diversi tipi d’atteggiamento nell’adozione del Cloud: il 76% delle aziende interpellate si limita alla creazione di nuove competenze interne, atteggiamento che i ricercatori del Politecnico definiscono da hobbista.

All’opposto vi è l’atteggiamento dell’Orchestratore, che si caratterizza per la capacità di avere un ruolo attivo nelle iniziative e nell’esser pronto a cambiamenti anche radicali della propria Direzione, con la creazione di nuovi ruoli e procedure: quest’atteggiamento riguarda solo il 6% del campione.

Vi è inoltre il profilo del Modaiolo (2%) che comprende le aziende reattive che inseguendo l’hype, iniziano a creare ruoli di presidio interni; e infine il profilo dei Broker, cioè i CIO che si sono limitati a portare all’interno dell’azienda soluzioni Cloud, senza però riorganizzare internamente la loro direzione (16%).

LA RIDUZIONE DEI COSTI – Lo studio del Politecnico conferma ulteriormente le possibilità di risparmio della nuova tecnologia. Secondo i ricercatori un’adozione a larga scala della stessa potrebbe comportare un risparmio, entro il 2015, di circa 450 milioni di Euro, risparmio che potrebbe essere portato fino a 1 miliardo di euro se si adottassero le migliori pratiche e ci si portasse a livelli di adozioni analoghi a quelli dei Paesi leader.