L’Italia? Si prepara a diventare smart (forse)

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Cernobbio (CO) – Tre punti di Pil, ovvero 50 miliardi di euro all’anno fino al 2030. A tanto ammonta l’investimento necessario per ripensare le città italiane e renderle smart, capaci cioè di garantire un’elevata qualità di vita ai cittadini e di mettere loro a disposizione spazi, risorse e opportunità di crescita.

Lo sostiene la ricerca realizzata da The European House -Ambrosetti, per conto di ABB Spa, e presentata nell’ambito dell’annuale workshop a Villa d’Este. La cifra scende a 6 miliardi di euro all’anno se ci si accontenta di intervenire solo sulle dieci principali città.

Il ritorno? Economico innanzitutto. Il recupero di efficienza, di produttività e di tempo utile garantirebbero una crescita aggiuntiva per il paese pari a 8-10 punti di pil all’anno (tre volte l’investimento realizzato!) oltre a rilanciare l’immagine e la competitività internazionale italiana. Ne è convinta Barbara Frei, AD di ABB.

L’Italia, che parte con qualche ritardo rispetto all’Europa, deve darsi da fare: David Gann, docente di Gestione dell’innovazione e della tecnologia dell’Imperial College Business School di Londra, e membro del comitato guida della ricerca, propone di promuovere soluzioni smart già disponibili e a basso costo per produrre progressi a breve termine, ma soprattutto di mettere a punto una governance della smartness a livello istituzionale

Una governance che faccia da contenitore unificante alle iniziative già in atto a livello locale, per superare la frammentarietà e stabilire standard condivisi. E per le prime cinque città che raggiungano livelli di “intelligenza”, misurabili in termini di benefici per i cittadini, è stato proposto un premio smartest city.

La via deve essere tutta italiana. “È necessario che il Paese colga l’opportunità smart cities come uno stimolo all’avvio di un percorso necessario – sottolinea Barbara Frei – dando un’impronta tutta italiana a questo cammino che tenga conto delle identità culturali, delle dimensioni, delle vocazioni e delle caratteristiche peculiari delle nostre città”.

Puntare sulla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale urbano sarà dunque la carta vincente.Ma innovazione e investimenti non bastano. E’ anche il comportamento dei singoli che deve cambiare profondamente.

Perché questo avvenga serve una campagna di comunicazione efficace che renda consapevoli gli italiani dei benefici di una città smart.Canale privilegiato, i social media. Secondo il sondaggio realizzato a luglio da Cra, Customized Research Analysis, solo 1 italiano su 5 sa cosa sia una smart city. Il 78% degli intervistati invece, non ne ha mai sentito parlare!

 

di Marcella Molteni