Il web e l’informazione su misura

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MILANO – Le “nuove” tecnologie ICT hanno esercitato un’influenza notevole su noi: viviamo e lavoriamo letteralmente circondati da notizie, dati, informazioni, parole, immagini, suoni. Gli stimoli sono talmente numerosi da arrivare a confonderci.

La rete propone un concetto d’informazione a spirale potenzialmente infinita e noi siamo sempre più dipendenti dalla stessa per informarci, fare ‘amicizie’, condividere.

Non sempre però consideriamo con sufficiente attenzione il dato che i motori di ricerca che usiamo non sono neutrali ma anzi sono modulati in base ad algoritmi mutevoli che propongono risultati diversi secondo il profilo di chi li usa.

Google (attraverso Search Plus Your World), Bing, Yahoo, Ask e altri motori di ricerca analizzano i nostri dati (qual è il nostro browser, che pc abbiamo, da dove ci colleghiamo) e anche le nostre ricerche passate (se ci siamo registrati sull’account)

I motori di ricerca costruiscono così un modello dei nostri gusti e delle nostre aspettative e ci rimandano una informazione ‘in linea’ con queste.

Facebook e altri social network selezionano, tramite algoritmi, i contenuti che propongono e per farlo si basano sui dati nostri molto personali (chi siamo, chi frequentiamo, quali sono i nostri gusti sessuali, le nostre idee politiche, dove andiamo in vacanza…). E sono dati che gli abbiamo fornito noi!

È un web sempre più a immagine e somiglianza del singolo, un servizio che però rischia di influire sottilmente sulla nostra stessa visione del mondo.

La scelta della personalizzazione è stata adottata anche da testate on line, alcune molto autorevoli, con l’intento dichiarato di proporre contenuti ad hoc per chi naviga.

Una scelta utile per l’ottimizzazione del tempo trascorso in rete dall’utente, ma anche vagamente inquietante: una scelta che rischia di impoverire invece che ampliare i nostri orizzonti culturali limitando la nostra possibilità di vedere cose diverse, lonane dai nostri interessi o scomode.

Il rischio concreto è che diventi notizia solo ciò che ‘piace’ e che eventi importanti ma considerati, per vari motivi noiosi dai lettori scompaiono nel mare magnum dell’informazione on line

È molto più difficile avere un ‘mi piace’ su argomenti complessi o lontani (un massacro in Birmania) e quindi più difficile che gli stessi arrivino a nostra conoscenza.

Uno scandalo politico, corredato da elementi sexy o pittoreschi, “piace” ma senza gli stessi probabilmente sarà considerato meno interessante e quindi non meritevole d’essere ancora seguito: si stabilisce così una perversa gerarchia delle notizie.

La supremazia del click, il dare al pubblico quello che lo stesso vuole, è un modo fragile e superficiale di fare informazione e c’entra ben poco con la libertà d’espressione, tanto evocata sul web.

La troppa personalizzazione insomma fa male, come ricorda Eli Pariser nel video che vi linkiamo. Però c’e’ anche un modo di rimediare

di Giuseppe De Paoli