Ricerca: nasce Innovitalia

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MILANO – A volte emigrano controvoglia ma poi finiscono per trovarsi bene nei vari Paesi, europei e non, ove la ricerca sembra essere più apprezzata che non in Italia e le prospettive di carriera sono ben più chiare.

È così che i ricercatori nostrani (ma anche professionisti già formati) vanno all’estero a cercare impiego, soprattutto nell’ambito High Tech, e non tornano più indietro. È la cosiddetta ‘Brain Drain’ (Fuga dei cervelli) di cui s’è parlato tante volte.

Un fenomeno in aumento che al Paese costa circa 2 punti e mezzo del Pil -secondo le stime dell’Istituto per la Competitività – e ci priva di un patrimonio di competenze e conoscenze poi difficile da recuperare (ci hanno provato anche i governi precedenti ma senza grandi risultati).

Recuperare questo patrimonio è uno degli obiettivi del Governo Monti che affronta la sfida partendo da un assunto: poiché la ricerca si fa sempre più nei team internazionali e la rete neurale è sempre più estesa in vari Paesi, la cosa fondamentale è che l’Italia sia presente; se i ricercatori non vogliono rientrare occore fare in modo, almeno, che l’Italia sia presente nei programmi internazionali e il patrimonio “nostrano” sia valorizzato adeguatamente.

È per questo che è nato Innovitalia.net, un nuovo sito voluto dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.

Il portale serve a facilitare lo scambio tra ricercatori in Italia e nel mondo, creando una rete tra gli stessi, le imprese e i rappresentanti delle istituzioni: in questa ottica lo scambio d’idee e informazioni e’ fondamentale per mettere in comunicazione i “cervelli” italiani, e non solo, che sono in giro per il mondo.

Il tutto grazie anche al contributo della Rai che col settore Educational sta realizzando un magazine mensile scaricabile direttamente dalla piattaforma, oltre che all’indirizzo www.raiscuola.rai.it.

C’è insomma una lettura moderna della ‘fuga’ dei ricercatori che parte da una consapevolezza: gran parte di loro probabilmente non tornerà indietro e però il loro capitale umano, culturale e professionale va comunque promosso per sviluppare nuove opportunità.

L’importante è fare rete, come insegnano altre esperienze europee (e oltreoceano) e far sì che l’Italia abbia il suo ruolo.

Il portale, che sarà a forte caratterizzazione crowd, potrebbe addirittura diventare una sorta di “rete delle reti”, ponendosi come trait d’union tra le varie esperienze. Un progetto troppo ambizioso?

 

di Giuseppe de Paoli