Ammortizzatori sociali: l’Aspi in vigore

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MILANO – Si chiama Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) ed è il nuovo ammortizzatore sociale introdotto con la riforma Fornero.

Entrata in vigore il primo gennaio 2013, con l’obiettivo di arrivare a regime nel 2017, sostituirà gradualmente gli assegni di mobilità e, parzialmente, la cassa integrazione straordinaria.

Potranno usufruirne i lavoratori dipendenti in disoccupazione involontaria con almeno due anni di anzianità assicurativa e almeno un anno di contributi versati nel biennio precedente alla disoccupazione.

Le domande per ricevere l’indennità vanno presentate all’Inps (o a un Patronato) entro i sessanta giorni successivi alla perdita dell’impiego.

L’assicurazione (importo massimo 1.119.32 euro lordi ogni mese) sarà pari al 75% della retribuzione e andrà a scalare del 15% dopo i primi sei mesi e di altro 15%, nel successivo semestre.

Non ne ha diritto chi è nella situazione di disoccupazione e rifiuta un corso di formazione o un impiego – con retribuzione superiore almeno del 20% rispetto all’indennità;

chi rifiuta un’offerta di lavoro in una città che dista non più di cinquanta chilometri dalla propria zona di residenza, o che è raggiungibile in meno di ottanta minuti con i mezzi pubblici;

chi firma un nuovo contratto di durata superiore ai sei mesi; chi raggiunge i requisiti per la pensione; chi inizia a percepire un assegno d’invalidità.

Può mantenere l’Aspi invece chi inizia un’attività di lavoro autonomo se non guadagna piu’ di 4.800 euro l’anno.

Gli assegni saranno erogati, inizialmente, per un periodo massimo di otto mesi ai lavoratori che non hanno compiuto ancora i 50 anni e per dodici mesi massimo agli over cinquanta.

Dal prossimo anno in poi, la durata d’erogazione dell’indennizzo sarà innalzata gradualmente per arrivare a regime (nel 2017) a due parametri principali: fino a dodici mesi per chi ha meno di cinquantacinque anni e fino a diciotto mesi per gli over 55.

L’Aspi sostituirà parzialmente e in maniera graduale (entro il 2017) anche l’assegno di mobilità.

La durata dei sussidi di mobilità (che oggi può arrivare fino a quarantotto mesi) sarà drasticamente ridotta fino ad un massimo di 18 mesi. L’indenità di mobilità sarà poi completamente sostituito dall’Aspi entro il 2017, ma la somma corrisposta sarà notevolmente inferiore rispetto all’attuale indennità ( pari al 100% del massimale Cigs, per i primi 12 mesi, 80% per i mesi successivi).

Viene insomma abbassata la protezione del lavoratore che rimane senza occupazione. Eppure la vecchia indennità aveva permesso di gestire positivamente casi di crisi e ristrutturazione. Come si affronteranno nel 2017 quando non ci sarà più?

C’e un altro aspetto fondamentale, che non ci piace, della Riforma: l’Aspi taglia fuori i collaboratori a progetto e le partite Iva, una parte lavoratrice decisiva, soprattutto nell’ambito ICT.

Toccherà alla contrattazione collettiva, allora definire nuovi accordi per questi lavoratori, con lo sguardo rivolto alla costruzione dei fondi di solidarietà, che secondo la riforma devono riguardare le società con più di 15 addetti non coperte dalla cig e che noi invece vorremmo estendere su larga scala.