Francesco Rulli – Web designer

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30 anni, prossimo al matrimonio e capo scout in Agesci. Lavora nel webdesign dal 2005 in un’azienda ICT. Attualmente è responsabile dell’area multimediale ma si occupa anche dell’help desk.

Ama andare in montagna, legge molto e ascolta molti generi musicali: da Mozart a David Bowie, passando per Branduardi, Battiato, Michael Jackson ed i Kool and the Gang.

L’ultimo social post?
Non sono una persona che scrive molto sui social network, soprattutto perché tendo ad essere abbastanza riservato sulla mia vita privata. Scrivo qualcosa per conto dell’associazione scout alla quale appartengo.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
“Where are we now?” il ritorno di David Bowie sulla scena musicale. È un mio grande mito.

Mac, Windows o Linux?
Mac per me, Windows in ufficio (scelta obbligata, sob).

L’ultimo acquisto online?
Un coupon per una pizza fra amici.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Leggo molto, mi è difficile sceglierne uno in particolare per cui direi “I Miserabili” di Hugo e tutta la produzione di Dumas, che amo, e “Il Nome della Rosa” di Eco, con il quale è iniziata la mia passione per i libri over 500 pagine.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Sicuramente Eurobasket Women 2007: mesi di lavoro, orari continuativi incredibili, responsabilità e tempi stretti, ma un’importante esperienza professionale.

Quando hai deciso di diventare web designer?
E’ stato un po’ per caso. Disegnare siti web, o “ipertesti” a scuola, era un mio hobby. Poi ho conosciuto un’azienda che aveva bisogno nell’immediato di una persona che ne sapesse di HTML & Co. e da lì non ho più smesso.

Francesco Rulli - Web designerNella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Esperienza, esperienza, esperienza. Vengo da un liceo scientifico, di queste cose non ne sapevo niente!

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Nessuna in particolare perché l’azienda la conoscevo già un po’. Ricordo però bene il mio primo incarico: una docenza di linguaggio HTML. L’impatto con una classe di persone più adulte che mi ascoltavano e facevano domande è stato quantomeno emozionante.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Penso che il migliore degli incontri ce l’ho tutti i giorni con i miei colleghi, soprattutto quelli con cui collaboro più da vicino, perché imparo molto da loro ogni giorno.

E un’intuizione vincente?
Non è ancora arrivata quella che deve segnare una qualche svolta decisiva

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web designer come te?
Non vi fate sfruttare.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Secondo me non ancora abbastanza a partire dalla pubblica amministrazione, fino ad arrivare ai privati che ti chiedono spesso cose senza saperne neppure il senso o l’utilità.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Francamente non ci ho mai pensato.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Una persona arriva e ti dice “voglio un sito web” ed io lo realizzo cercando di interpretare le esigenze ed i bisogni, soprattutto quelli che rimangono un po’ inespressi.
In altri casi, prendo quello che realizzano i miei colleghi programmatori, ci metto i fiocchi e lo rendo carino e facile da usare.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
No, ma questo ci tocca.

Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Le persone con sui sono in contatto sui social network le conosco tutte anche nel modo reale, certo sono solo alcune quelle che frequento davvero quotidianemente.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
No, preferisco farmi un’idea dal vero. Mi fido di più del mio intuito che in genere non sbaglia quando si tratta di inquadrare una persona.

di Mario Grasso