Niccolò Passolunghi – Sviluppatore App mobile

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Classe ’83. Vive a Cremona ma fa il pendolare a Milano da quasi otto anni prima per studio e poi per lavoro. Attualmente è Mobile Developer per Digital Natives S.r.l.. Sviluppa applicazioni per smartphone e tablet sia per iOS che per Android.

Patito di cinema da anni con qualche recensione alle spalle. Legge un sacco (le opere di Stephen King su tutte). Appassionato di fumetti italiani e in passato anche di manga giapponesi.

Dopo aver passato l’infanzia e l’adolescenza a tirare calci ad un pallone, pratica Tai-Chi da circa 2 anni.
Da qualche tempo si è dato alla cucina con discreti risultati.

L’ultimo social post?
Tweet dell’ultima vignetta di ZeroCalcare sull’uso del PC da parte dei vecchi. Meraviglioso pezzo!

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Il video Supremacy dei Muse.

Mac, Windows o Linux?
Windows a casa, Mac al lavoro, in treno e anche a casa.

L’ultimo acquisto online?
Cofanetto della trilogia di Pusher di Nicolas Winding Refn.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki e IT di Stephen King.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Sicuramente il primo lavoro che ho fatto dopo la tesi. Progetto di robotica e realtà aumentata per la realizzazione di un abitacolo di una macchina mediante braccio meccanico, sistemi haptic e strumenti di realtà virtuale/aumentata.
E’ stato importante perché mi ha permesso di mettere alla prova i miei studi universitari, le mie capacità di affrontare un settore sconosciuto dal punto di vista pratico, mi ha permesso di lavorare in un team forte e determinato e infine perchè mi ha dato un background notevole che è stato fondamentale per i successivi colloqui che ho svolto.

Quando hai deciso di diventare sviluppatore app mobile?
Il punto di svolta è stato l’acquisto del Samsung Galaxy SII nel giugno 2011. Ho scoperto il mondo della programmazione mobile più per curiosità che per necessità lavorativa (in quel momento mi occupavo infatti di programmazione di PLC). Da curiosità è diventata poi una passione e da quella il mio lavoro rimanendo sempre una passione.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Sicuramente entrambi anche se in diverso modo. I cinque anni di ingegneria informatica mi hanno dato una formazione a 360° in modo tale da poter affrontare un nuovo lavoro/settore/linguaggio di programmazione da zero. Poi è l’esperienza pratica, come sempre, che dà quella marcia in più soprattutto perché permette di scontrarti con problemi da risolvere, di trovare la soluzione e quindi di imparare maggiormente.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Mi ricorderò sempre il colloquio per un’azienda farmaceutica in cui mi sono stati proposti quesiti più da Settimana Enigmistica che da job interview vera e propria. Una di queste domande era “hai 9 palline e una bilancia a due piatti. Una sola di queste palline pesa di meno delle altre. Con 2 pesate devi dirmi qual è la pallina che pesa di meno”.
E’ stato un colloquio diverso dal solito.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Per il momento non c’è stato nessun incontro particolare.

E un’intuizione vincente?
Le intuizioni sono spesso all’ordine del giorno nel nostro lavoro. Al momento però diciamo che non ce ne sono state di così vincenti da cambiare radicalmente tutto.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare sviluppatore app mobile come te?
Il consiglio è quello della buona volontà innanzitutto. Gli aggiornamenti dei software degli smartphone/tablet sono ormai sempre più frequenti (vedi iOS o Android) e di conseguenza è necessario stare al passo con i tempi e studiare, studiare e studiare. Non è un settore semplicissimo, molte volte le app sviluppate non avranno un riscontro desiderato ma in questo momento lo sviluppo mobile è richiesto e quindi vale la pena “perdere” un po’ di tempo a imparare Objective-C o Java per Android per poi riuscire a trovare un lavoro interessante.
Poi consiglio di affrontare questo lavoro (ma in generale tutti i lavori) con passione. So che di questi tempi non è facile trovare il lavoro che piace, però la passione in ciò che si fa è sempre fondamentale per riuscire al meglio.

Niccolò Passolunghi - Sviluppatore app mobileInternet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Oramai è impensabile (o quasi) lavorare senza una connessione Internet. Ora tutto si fa con Internet a portata di mano e non solo nel mondo del digital working. Dalle mail, a Dropbox, a Skype, all’utilizzo di browser di navigazione, il mondo lavoro ha una marcia in più per raggiungere traguardi sempre maggiori. E’ aumentata la velocità del lavoro, la fruibilità dei documenti, la comunicazione tra uffici o sedi differenti di una stessa azienda.
Ma probabilmente non abbiamo ancora raggiunto il livello massimo di sfruttamento della rete nel mondo del lavoro. Ci sono ancora molti passi da fare.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Sicuramente anche il mondo digital ha bisogno di essere tutelato da un sindacato così come accade per tutti gli altri settori lavorativi in Italia. In un periodo come questo in cui la chiarezza dei contratti lavorativi è un miraggio, avere un’istituzione come un sindacato dei Networkers non può che portare benefici.
Mi immagino un sindacato di persone competenti nel mondo dell’informatica sia sulle tipologie di contratto, sia sull’apertura e gestione di partita IVA che, adesso come adesso, è una delle soluzioni maggiormente adottate dagli sviluppatori mobile. E chiaramente essendo un sindacato digitale, la fruizione dei materiali deve essere al 100% disponibile in rete.
Il vostro sito direi che è già ottimo e fornisce un sacco di servizi utili alle persone che lavorano nel mondo informatico.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Provavo giusto ieri sera a spiegarla alla mia di nonna. Non è andata molto bene! 🙂
Attraverso un linguaggio di programmazione (cioè una serie di comandi scritti in pseudo-inglese dati in pasto ad un sistema che li traduce in un “qualcosa” che gli smartphone capiscono) realizzo dei programmi (software) che funzionano sui telefonini di ultima generazione, quelli con lo schermo touchscreen e la i piccola davanti al nome. Questi programmi sono le famose App(licazioni) che gli utenti di tutto il mondo possono scaricare da un negozio virtuale gratis o a pagamento.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Per la mia esperienza assolutamente no. Ho lavorato per 6 mesi con questa organizzazione classica e l’ho trovata inadeguata (almeno per il mio lavoro). Nel 2013 è un concetto direi superato. Un networker, così come anche chi svolge lavori completamente diversi, non deve sentirsi totalmente “imprigionato” da orari rigidi. Un po’ di libertà aiuta il lavoratore a sentirsi tranquillo e quindi a svolgere il proprio compito decisamente meglio.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Qualche centinaio di amici su Facebook, 90 followers su twitter e basta. Direi che ne conosco circa l’85% se non qualcosina di più. Poi quelli che frequente regolarmente off-line sono molti di meno ovviamente.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
No direi di no. Perché googlare una persona non aiuta di certo a capire che tipo di persona è. Meglio incontrarla a quattr’occhi e farsi un’idea dal vivo di che tipo di persona si tratta.

di Mario Grasso