Crowdfunding: la raccolta fondi che parte dalla rete

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MILANO – Farsi finanziare un’idea chiamando a raccolta la rete. È il crowdfunding una modalità importata dall’America che si sta diffondendo anche in Italia.

Qui ha dovuto superare alcune resistenze iniziali, ma comincia a dare buoni risultati in diversi settori, dallo spettacolo alla ricerca (complice l’assenza di finanziamenti statali).

Il funding attraverso la rete presenta vantaggi precisi: e’ sufficente iscriversi ad un sito apposito (operazione di solito gratuita) e fare circolare il proprio progetto.

Sarà poi la community in rete a dire se le possibilita’ di successo sono reali.

Molte persone che si esprimono su un progetto e in tempi rapidissimi. E’ anche per questo che il crowdfunding viene, sempre piu’, percepito come alternativa alle lentezze e alla burocrazia del sistema bancario.

Le regole principali per ottenere finanziamenti dalla folla sono state sintetizzate da Alberto Falossi, creatore della piattaforma Kapipal, nel suo Kapipalist manifesto:

1. I tuoi amici sono il tuo capitale

2. I tuoi amici realizzano i tuoi sogni

3 Il tuo capitale dipende dal numero di amici.

4. Il tuo capitale dipende della fiducia

5. Il tuo capitale aumenta col passaparola

Essenziali, per far si che la raccolta abbia successo, il coinvolgimento delle comunità locali; la capacità di ispirare fiducia (attraverso l’autorevolezza e la trasparenza di chi chiede fondi); un uso sapiente dei social network.

Nel Paese le piattaforme italiane di raccolta fondi sono già 22 (nelle aree reward, lending, donation e equity) e hanno finanziato migliaia di progetti, per un valore di 13 milioni di euro circa. Quindi: se avete una buona idea nel cassetto e’ il momento di tirarla fuori.

Dovrebbe decisamente aiutare il fatto che, per una volta, il Paese non e’ in ritardo sul tema: anzi l’Italia stavolta è la prima nazione al mondo, dopo gli Stati Uniti, pronta a  varare un regolamento per l’equity crowdfunding (la raccolta fondi diretta alle imprese).