Decreto del fare, le novità per imprese e Agenda digitale

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MILANO – Dopo la presentazione del cosiddetto “Decreto del fare” da parte del Primo Ministro Enrico Letta, la prima grande iniziativa che fissa in ottanta punti e un investimento di oltre tre miliardi di euro le priorità di intervento economico nazionale, vediamo quali sono i provvedimenti più urgenti che riguardano imprese e ICT.

Di seguito l’elenco di disposizioni (alcune nuove, altre in continuità con il lavoro svolto dai governi precedenti) contenute nel Decreto del Fare approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 giugno scorso dedicate al mondo dell’impresa:

  • Facilità d’accesso al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese
  • 5 miliardi per l’acquisto di nuovi macchinari
  • Aiuto ai progetti di ricerca e innovazione industriale
  • Istituzione di un “Fondo di garanzia per i grandi progetti” di ricerca e innovazione industriale
  • Rifinanziamento dei contratti di sviluppo nel Centro-Nord
  • Apertura del mercato del gas naturale e più concorrenza nel mercato dei carburanti
  • Riduzione delle bollette dell’elettricità
  • Crediti agevolati per imprese miste (anche per attività in Paesi in via di sviluppo)
  • Piano nazionale per le zone a “burocrazia zero”
  • Multa alle P.A. che ritardano (anche se è stato successivamente ammorbidito per evitare il rischio di un boom di citazioni)
  • Eliminazione di certificati medici per l’accesso a impieghi pubblici e privati.

Tre invece sono le azioni con cui il governo italiano vuole rilanciare l’Agenda Digitale: snellimento della cabina di regia dell’agenda digitale. Prevista anche la partecipazione del Presidente del Consiglio o di un suo delegato e la creazione di un Tavolo permanente, composto da esperti e rappresentanti delle imprese e delle università.

Capitolo domicilio digitale: i cittadini potranno richiedere una PEC (casella di posta elettronica certificata) all’atto dell’invio a casa della carta d’identità elettronica. Si punterà alla razionalizzazione dei Centri elaborazione dati (CED) e in ultimo si lavorerà sul Fascicolo sanitario elettronico (FSE) che sarà istituito entro il 31 dicembre 2014. Mentre le regioni e le province autonome dovranno presentare il piano di progetto del FSE all’Agenzia per l’Italia digitale entro il 31 dicembre 2013. Agenzia per l’Italia digitale e il ministro della Salute dovranno valutare e approvare i progetti.

L’ultima azione riguarda il Wi-fi. Prevista la liberalizzazione dell’accesso a internet come già succede in molti Paesi europei. Tuttavia rimane l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità mediante l’identificativo del dispositivo utilizzato. L’offerta ad internet per il pubblico sarà libera e non richiederà più l’identificazione personale dell’utilizzatore.

Quali sono le ultime novità in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale? Nell’ultima bozza è stata rimossa la CIE (Carta d’identità elettronica) mentre rimane il documento digitale unificato. Il governo è a caccia di fondi per l’FSE mentre nella cabina di regia per l’Agenda digitale entrano anche Regioni e Comuni.

Alcuni dubbi sorgono sulle azioni relative al wi-fi. Se da un lato non c’è più l’obbligo dell’autorizzazione da parte del ministero competente e del Questore per gli esercizi pubblici come bar, hotel, negozi giusto per citare qualche esempio (in realtà, l’obbligo di identificazione era già decaduto dal 2010 dopo l’abolizione del decreto Pisanu) perché la connessione alla rete non è l’attività lavorativa prevalente, dall’altro c’è chi è preoccupato per la responsabilità di eventuali crimini commessi dagli utenti del servizio offerto.

“Dovremo continuare a identificare gli utenti: sapere il codice del dispositivo non è sufficiente per risalire all’utente e quindi rischiamo di essere penalmente responsabili dei reati compiuti con la nostra connessione”, spiega Giovanni Guerri, fondatore di Gugliemo, una delle principali reti wi-fi italiane.

Dal ministero allo Sviluppo Economico confermano la tesi: “Avevamo chiesto di eliminare la responsabilità penale per chi offre accesso internet pubblico, ma il decreto non si è spinto fino a questo punto per liberalizzare il wi-fi”.