Professioni del web: troppe definizioni, troppe aspettative?

0
733

MILANO – L’Italia, sulle professioni del web, ha un pregio in tema di lavoro digitale: è stato il primo Paese ad aver recepito le indicazioni del CEN (Comitato Europeo di Normazione) sui profili professionali dell’ICT di terza generazione grazie soprattutto al lavoro di IWA  che con il suo gruppo di oltre 200 professionisti ha prodotto una chiara identificazione delle competenze e conoscenze richieste a chi lavora in questo ambito.

Tuttavia se da un lato c’è chi prova a tracciare la strada italiana verso una standardizzazione delle professioni del web, dall’altro c’è chi , con nuove classificazioni, e con l’intento di semplificare, rischia invece di complicare le cose (seppur, probabilmente in buona fede).

Capita così di leggere un’intervista di Panorama a Giulio Xhaet, autore del libro “Le nuove professioni del web”, sullo stato dei profili lavorativi legati alla Rete.

Il testo è del 2012 (va considerato che già nel 2010 il gruppo italiano dell’associazione internazionale dei webmaster aveva stilato un primo elenco di profili professionali)

Secondo Xhaet le professioni del web sono solo 8: content curator, search engine optimizer, community manager, transmedia web editor, digital pr, all-line advertiser, e-reputation manager, web analyst. Secondo IWA invece, che ‘monitora’ da anni il mercato del lavoro ICT, i profili professionali sono 21. Ecco già la prima grossa differenza.

Delle otto professioni indicate da Xhaet, in termini di definizione del profilo, solo due (community manager e reputation manager) corrispondono ai profili IWA.

Xhaet inoltre parla dello sviluppo italiano legato alle professioni del web e dei limiti creati dal divario digitale pensando ai limiti del Sud: vero ma occorre considerare anche le periferie e le comunità montane del Nord.

A voler confrontare “a naso” la classifica di Xhaet, che cita le professioni del web più richieste, e quella dell’Osservatorio sulle professioni ICT di Assintel (del 2012) possiamo dire che Xhaet ha avuto un buon fiuto: infatti il Digital Media Specialist è la prima professione del web (quinta nel complesso) a risultare strategica all’interno di un’azienda.

Resta quindi la speranza che giovani professionisti come Giulio Xhaet possano aiutare il processo di promozione e sviluppo della definizione dei profili professionali ICT e delle competenze e-CF in Italia.

Profili e competenze utili, oltre alle aziende alla ricerca di lavoratori da impiegare nelle proprie strutture anche, e soprattutto, ai professionisti freelance (a cui Xhaet si rivolge,) oltre che ai neolaureati in cerca di prima occupazione.

di Mario Grasso