Social Market: presidi contro la crisi

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TORINO –Il primo social market ha aperto a Torino e l’esempio è stato subito seguito a Modena, Catanzaro, Lecce, Bari e altre città.

Stiamo parlando dei supermercati sociali, creati per le famiglie in difficoltà: luoghi dove la spesa ha un costo minimo, o si fa donando in cambio qualche ora del proprio tempo libero.

Mini presidi contro le nuove povertà.

Arrivati anche in Italia, con un paio d’anni di ritardo rispetto all’Inghilterra, sembrano destinati a ‘far presa’ e a espandersi velocemente, vista anche la crisi del Paese.

Il primo è stato creato nella città della Mole, nel popolare quartiere San Paolo. L’iniziativa è partita da tre insegnanti: Bruno Ferragatta, Mario Panza e Gian Mario Ruggeri, già fondatori dell’associazione Terzasettimana.

L’esempio è stato subito seguito in altre città e la prossima interessata sarà, con buona probabilità, Milano dove l’amministrazione locale vuole aprire uno spazio ad hoc.

Il Comune stesso poi verificherà (tramite dichiarazione dei redditi) il reale stato di necessità delle persone che faranno richiesta d’uso della struttura.

Naturalmente i social market non sono per tutti: occorre entrare nei progetti seguiti dai volontari ed essere ‘segnalati’ dalla Caritas e altre strutture d’accoglienza, o dall’Ufficio Pio della Compagnia San Paolo, che sponsorizza il progetto.

Per le persone in grande difficoltà la spesa è gratis, per chi può comunque contare su un reddito può costare anche la metà.

Venti euro il budget medio che è concesso, una volta la settimana, per un totale di tre quattro mesi. Può sembrare poco ma al supermercato sociale i prodotti costano pochissimo: dodici centesimi un succo di frutta, quarantatré centesimi un pacco di biscotti.

Le merci arrivano dagli stessi magazzini che forniscono i supermercati, ma sulle stesse non è attuato alcun ricarico.

L’eventuale imbarazzo di chi ‘acquista’, ma non può spendere, si supera con un piccolo importante gesto: destinare parte del proprio tempo a progetti di volontariato (bastano quattro ore il Mese).

È così che famiglie in difficoltà trovano un aiuto per ripartire, oltre che un modo per socializzare quando offrono qualche ora d’impegno a chi ha altrettanto bisogno.