Genova – Ha superato la soglia del 40% la disoccupazione giovanile in Italia, arrivando a quota 41,9% su base trimestrale. L’indagine dell’Istat dimostra che a pagare il prezzo più alto della crisi economica sono i giovani nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni.
In un Paese dove i disoccupati sono 6 milioni e 86 mila (Istat “Rapporto annuale 2013”) e i precari 3 milioni e 315 mila (“Rapporto sui diritti globali 2013”), quale futuro c’è per i giovani?
La crisi economica, la mancanza di lavoro e il continuo ricorso alla cassa integrazione hanno incrinato le speranze e le aspettative delle giovani generazioni.
Inoltre, i giovani “sfiduciati” che non stanno né lavorando né studiando i Neet (acronimo inglese di “Not in Education, Employment or Training) sono aumentati del 4,4% tra il 2011 e il 2012.
Questa la desolante situazione del panorama italiano.
Ma quali sono le prospettive di lavoro per un laureato in Italia? E soprattutto quali possibilità ha nel mondo dell’ICT?
I corsi di laurea che consentono una maggiore possibilità lavorativa dopo il conseguimento del titolo, riguardano le classi delle professioni infermieristiche ed ostetriche, delle scienze e tecnologie farmaceutiche e delle scienze e tecnologie informatiche.
Invece i laureati dei gruppi giuridico, geo-biologico, psicologico e letterario incontrano più difficoltà nel trovare un’occupazione.
Il nostro mercato del lavoro però si caratterizza per tempi lunghi di inserimento lavorativo e di valorizzazione del capitale umano e per questo, solo con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo di laurea, la condizione occupazionale tende complessivamente a migliorare.
Secondo il XV Rapporto di AlmaLaurea (2013) sulla condizione occupazionale dei laureati, con il passare degli anni il tasso di disoccupazione si riduce e l’occupazione raggiunge il 90%.
Il rapporto smentisce l’idea della laurea ‘inutile’. Per i laureati di secondo livello del 2007, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, la condizione occupazionale è al 96,5% per le professioni sanitarie, al 93,6% per gli economisti, al 93,3% per gli ingegneri.
Diminuisce l’occupazione per i settori politico-sociale (88,3%), giuridico (81,6%), letterario (74,5%), chimico-farmaceutico (74,1%) e geo-biologico (63,1%).
Come rileva il rapporto, i nuovi laureati nelle discipline tecniche, scientifiche e ingegneristiche hanno maggiori possibilità di trovare lavoro, grazie allo sviluppo del web e delle nuove tecnologie.
I profili lavorativi legati alla rete e alle tecnologie dell’informazione promuovono nel tempo la formazione di nuove figure professionali. La ricerca va avanti e il mondo dell’ICT, ove non mancano le difficoltà, e’ alla ricerca di persone specializzate nel settore, soprattutto nell’ambito informatico – tecnologico. Il futuro del lavoro passa per il web.
di Debora Geido