Il vero digital divide è quello dei servizi

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MILANO – Le aziende italiane situate in aree di digital divide, in realtà, sono in generale soddisfatte delle infrastrutture attuali o di quelle promesse a breve.

È la conclusione alla quale arriva una indagine di Aquarius Logica, Al, che ha sondato l’interesse di un migliaio di aziende rispetto alla connessione satellitare.

“Si tratta di un interesse molto tiepido – ha commentato Achille De Tommaso, nella doppia veste di presidente di Al e di Anfov, l’Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione – nei confronti del satellite al quale corrisponde una fondamentale e generale soddisfazione per lo status attuale delle condizioni di accesso a internet, sia per costo sia per velocità”.
Le reazioni indicano infatti che le aziende dell’area sono di molto piccola dimensione e pertanto, strutturalmente, non necessitano di servizi internet “performanti”.

Nell’area esistono già servizi wireless di accesso ad internet (Eolo, Linkem, 3G), i quali sono ritenuti sufficienti per le esigenze dell’azienda. Infine, un’alta percentuale di intervistati (circa il 20% su 1000) ha dichiarato di non usare Internet affatto o raramente; o, addirittura, di non avere PC.

“Nessuna azienda si è lamentata per le connessioni – spiega De Tommaso – nonostante fossero in area di digital divide. A questo punto la domanda che ci dobbiamo porre è se esiste veramente il digital divide delle infrastrutture oppure se il problema riguarda invece le aziende che, soprattutto se di piccole dimensioni, non sono interessate all’aspetto tecnologico”.

Un dato che conferma il risultato di altre indagini, come il rapporto sull’innovazione in Emilia Romagna che segnalava una mancata conoscenza rispetto a ciò che è possibile fare con la banda larga.

“Il vero problema – sottolinea Roberto Azzano, consigliere Anfov con delega ai mercati dell’innovazione Ict – è la mancanza di servizi per le aziende. I dati dell’Unione europea indicano che il vero digital divide italiano è di utilizzo. L’esempio classico è quello dei sistemi di pagamento che ci vede agli ultimi posti nelle classifiche della Ue”.

A questo punto il problema è di maturità delle aziende o di assenza di offerta? “Di assenza di offerta – afferma con sicurezza Azzano -. Pubblica amministrazione e aziende non implementano soluzioni all’altezza della situazione per fare in modo che la rete venga utilizzata, per esempio, per i sistemi di pagamento. L’utente, soprattutto se è piccolo ha quindi meno motivazioni per utilizzare Internet”.

Il problema non è più, o almeno non solo, quello di dotare aziende e cittadini di connessioni valide, ma di dare a tutti la possibilità di utilizzare queste connessioni per usufruire di servizi utili per la vita quotidiana di aziende e cittadini. “Se guardiamo soprattutto al centro-nord – osserva De Tommaso – vediamo che la copertura, anche attraverso il wireless, è ormai compiuta”.

Ma lungo è ancora il cammino per avere servizi efficienti anche perché, per esempio, abbiamo impiegato anni per avere i decreti di attuazione della fattura elettronica nei confronti della Pa.

“Il livello dei servizi sulla rete italiana è molto basso. La Pubblica amministrazione vede la digitalizzazione come un nemico, qualcosa che a qualcuno fa perdere ruolo e mette in discussione figure e organizzazione del lavoro. Un esempio è la ricetta medica telematica che non decolla, ma importante è anche lo sviluppo degli open data”.

La sostanza dei fatti è che l’Agenda digitale non ha fatto in questi ultimi mesi significativi passi avanti e, anzi, nel frattempo si assiste al calo degli utenti Internet italiani che anche questo mese, secondo Audiweb, diminuiscono del 3,1% per quanto riguarda gli utenti attivi.