Smart working: 8 consigli su come farlo bene

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Smart working: 8 consigli su come farlo bene

In occasione della terza giornata del lavoro agile promossa dal Comune di Milano e rilanciata in diverse parti d’Italia, lo smart working ritorna nel dibattito mediatico attuale.

Termine a volte confuso con il telelavoro, lo smart working non ha un modello esatto per il esprimere il concetto. Secondo “The Smart Working Book” – il libro di Koen Lukas Hartog, Andrea Solimene e Giovanni Tufani – ogni azienda deve prestare attenzione alle tre B (Behaviours, Bytes e Bricks che rappresentano rispettivamente persone, tecnologia e spazio), seguendo le caratteristiche della propria organizzazione.

Come si realizza lo smart working? Ecco otto suggerimenti proposti dagli autori del suddetto libro.

1. Il CEO è il project leader

Assicuratevi che la leadership aziendale sia coinvolta in maniera attiva nell’implementazione, ancora meglio se come project leader. Anche se il singolo lavoratore sia l’elemento centrale dello smart working, il CEO deve dare il buon esempio e trasmettere l’importanza del processo.

Spesso i progetti di smart working sono modellati dall’ufficio risorse umane che non sempre ha la stessa visione strategica e la totale conoscenza degli obiettivi aziendali. È necessario un approccio collettivo, soprattutto in occasione di grossi cambiamenti.

2. Iniziare con la visione sulla cultura

Smart working vuole dire anche sviluppare una nuova cultura organizzativa. Quindi, bisogna impostare le giuste linee guida di cambiamento. Quali sono le nostre metodologie e tecniche di lavoro? Qual è il nostro livello di integrazione e collaborazione? Quali sono gli obiettivi per cui lavoriamo in team? Quali sono i parametri di valutazione dei lavoratori? Come possiamo garantire la crescita della nostra organizzazione?

Con le risposte a queste domande, potete progettare il cambiamento e allineare gli elementi culturali con l’organizzazione degli spazi, la scelta delle tecnologie e degli strumenti.

3. La modernizzazione degli spazi come risultato del processo di cambiamento

Abbattere pareti o creare gli open space è il risultato della modernizzazione della cultura organizzativa e della cooperazione interna. Non l’inizio. Prima bisogna educare e formare il worker a lavorare in maniera flessibile. Dopo questo passaggio, si potrà organizzare lo spazio in funzione delle esigenze specifiche dei lavoratori.

4. Prima Behaviour, poi Bytes e infine Bricks

Come scritto prima, non esiste un modello unico per lo smart working ma un ordine da seguire: Behaviours, Bytes e Bricks. Prima bisogna cambiare la cultura lavorativa collettiva. In un secondo momento lavorare sugli elementi di Information Technology aziendali e poi riorganizzare gli spazi validando però l’infrastruttura ICT grazie ai riscontri del singolo lavoratore  sulle soluzioni tecnologiche individuate.

5. Siate pazienti e concentratevi sugli aspetti positivi

Per più di 100 anni ci si è basati sui principi nati dopo la Rivoluzione industriale. Cambiare impostazione organizzativa all’interno di un’azienda richiede tempo.

Serve intuizione e pazienza. Perché bisognerà fare i conti con lo scetticismo e con chi sarà restio ad accettare i cambiamenti.

Si stima che circa il 10% dei lavoratori coinvolti nel progetto è avverso al cambiamento. Bisogna trovare il giusto equilibrio e concentrarsi su coloro che credono nel cambiamento ma con ancora qualche dubbio.

6. Prestare attenzione ai manager

Oltre al top management, sarà importante coinvolgere i manager aziendali. Avviate un dialogo costante con i manager sullo smart working: spiegatene i benefici per l’organizzazione stessa e i benefici personali. Meglio dotare di una guida personalizzata per i manager in modo da facilitare lo scambio di informazioni e conoscenza reciproche.

7. L’ICT sarà una responsabilità condivisa

Il sistema ICT aziendale tenderà presto ad aprirsi e non sarà più un dipartimento a sé stante. L’avvio di percorsi formativi per gli smart worker sarà inevitabile per acquisire conoscenze e competenze digitali necessarie per il cambiamento.

8. Lo smart working è un dialogo continuo

Lo smart working è soprattutto una ricerca per trovare un nuovo equilibrio e una nuova normalità. La prima volta che un worker si recherà al supermercato durante le ore d’ufficio e verrà chiamato dal direttore, sarà una sensazione strana. Proprio attraverso la condivisione di queste esperienze si crea la fiducia reciproca necessaria per lavorare insieme in un modo nuovo.

Hai altri suggerimenti da aggiungere? Cosa ne pensi di questi otto consigli per realizzare lo smart working? Commenta ora l’articolo nel box qui sotto.

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