Buone notizie per i professionisti ICT. La commissione tecnica UNINFO – Tecnologie Informatiche e loro applicazioni – (associazione a carattere tecnico ed ente federato UNI, con lo scopo di promuovere e di partecipare allo sviluppo della normativa nel settore delle tecniche informatiche) ha pubblicato quattro norme nazionali sui profili professionali per l’ICT.
La prima parte si occupa della metodologia per la costruzione di profili professionali basati sul sistema e-CF; la seconda parte dei profili professionali di “seconda generazione”; la terza parte dei profili professionali relativi alle professionalità operanti nel Web e, l’ultima parte dei profili professionali relativi alla sicurezza delle informazioni.
Abbiamo scambiato alcuni commenti con Roberto Scano, Presidente Commissione UNINFO – UNI/CT 526 “Attività professionali non regolamentate – Figure professionali operanti nel settore ICT” che ha lavorato alla realizzazione della norma UNI per i professionisti ICT.
Possiamo definire la norma UNI 11621 come un superamento definitivo della precedente norma UNI 111506:2013?
La norma UNI 11621, norma multiparte (formata da più parti) è un completamento essenziale della norma UNI 11506:2013. Sino ad oggi con la UNI 11506:2013 chiunque poteva creare dei profili ICT usando i “mattoncini” previsti da e-CF, senza obbligo di utilizzare specifici schemi. In questo modo chiunque poteva crearsi dei profili “casarecci” creando quindi confusione nel mercato ICT. Ora con la UNI 11621-1 è stato normato uno schema univoco, da cui sono attualmente nati specifici profili ICT (UNI 11621-2 con 23 profili generali), Web (UNI 11621-3 con 25 profili specifici per il Web) e per la sicurezza delle informazioni (UNI 11621-4 con 12 profili).
Quanti soggetti pubblici e privati hanno contribuito alla realizzazione di questa norma?
La norma è nata con l’apporto di diverse realtà, tra cui AgID e CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri), con il supporto di associazioni professionali come AIP, ANORC, IWA ed altri soggetti che hanno partecipato in diverse fasi.
Si poteva fare di più o al momento vi ritenete soddisfatti del lavoro fatto?
Direi che siamo ad un punto di partenza essenziale: abbiamo fatto comprendere la necessità di normare dei profili al fine di garantire delle univocità nel mercato ICT. Iniziando a definire competenze, conoscenze ed abilità assegnandole a specifici profili significa dare delle indicazioni agli attori operanti sul mercato.
Qual è secondo te il valore aggiunto di una norma tecnica per i professionisti ICT nel mercato del lavoro e della formazione?
Come dicevo pocanzi, diventa un riferimento essenziale. Pur essendo su base volontaria, questa norma di fatto si attesta tra quelle riconosciute dalla legge 4/2013 e dal dlgs 13/2013, aiutando quindi i diversi soggetti operanti nella formazione e certificazione ma anche i datori di lavoro ed i professionisti.
Quando si parla di norme tecniche spesso si pensa alla Pubblica Amministrazione (decreto legislativo n. 13 del 2013) o ai singoli professionisti. Come possiamo integrarle nei contesti aziendali di lavoro dipendente?
Una norma tecnica è un vantaggio per tutti. Questa norma aiuta anche il settore privato a qualificare e/o riqualificare il proprio personale rispetto a dei profili di riferimento. Come dicevo è un’occasione per le imprese ICT per alzare l’asticella della qualità. Il mercato privato come quello pubblico comprenderà che grazie a questa norma ha un sistema per identificare le professionalità richieste e potrà pesarne la competenza grazie a specifiche certificazioni.
Il 1 aprile 2015 è stato rinnovato il CCNL Terziario che prevede al suo interno i profili suggeriti dall’e-CF 3.0 e le relative competenze. Come si può trovare un punto di incontro tra contratti nazionali e norme tecniche?
Direi che essenziale un riconoscimento nazionale tramite la diffusione della conoscenza di tali norme ai soggetti che si occupano delle trattative sindacali. Sia ben chiaro che per poter ottenere qualcosa non bisogna partire con l’ottica che mapparsi in un profilo automaticamente comporta un incremento salariale ma – con adeguata normazione – significa garantire anche il dipendente dei propri diritti e doveri lavorativi.
Anche se il CCNL Terziario oggi è in linea con gli standard europei, come possono impegnarsi sindacati e associazioni datoriali per far sì che l’e-CF sia uno standard comune in tutti i settori lavorativi?
Su questo come dicevo serve un importante intervento di armonizzazione e di comprensione delle potenzialità di e-CF (a breve norma europea). Mappare le competenze professionali ICT con questi strumenti significa avere una marcia in più anche rispetto agli altri paesi europei.
DIGCOMP è il quadro di riferimento delle competenze digitali per i cittadini. C’è il rischio che possa creare un altro “orticello” o confusione rispetto all’utilizzo dell’e-CF in ambito aziendale o per i professionisti ICT?
DIGCOMP è complementare a e-CF. è un framework dedicato a chi utilizza ICT ma non è un professionista ICT. Anche tale modello meriterebbe l’avanzamento come norma tecnica con sucessive fasi di normazione per la definizione di specifici profili di competenza per settore. Pensiamo all’ambito dell’istruzione, della sanità, dei professionisti iscritti agli albi: alzare l’asticella delle competenze ICT anche per tali soggetti porterebbe un beneficio per il paese.
Desi, il Digital Economy and Society Index, condanna l’Italia in fondo alla classifica anche per il 2016. Quale può essere secondo te la “ricetta” (se esiste) per risollevare le sorti digitali del nostro Paese?
Scommetterei in questi due modelli (e-CF e DIGCOMP), che renderei come base per tutte le iniziative formative e di riqualificazione digitale. Solo con una mappatura seria delle competenze dei singoli individui, dei programmi formativi per incrementarle a seconda delle specifiche necessità e delle politiche di premialità per i migliori soggetti digitali sono a mio avviso le chiavi vincenti per il rilancio in classifica.
Dal botta e risposta con Scano emerge un quadro per i professionisti ICT definito e migliorato. Un’iniziativa, quella di UNI, che può porre un freno alla giungla di etichette professionali che sorgono da un giorno all’altro dalle tastiere più creative del web.