Ora si vieta l’ingresso ai fattorini della gig economy

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Ora si vieta l’ingresso ai fattorini della gig economy

Partecipando all’ultima manifestazione dei fattorini della gig economy a Milano che si è tenuta davanti la sede di Deliveroo l’1 dicembre, abbiamo avuto modo di incontrare pure un lavoratore che ci ha raccontato un curioso particolare di un locale milanese.

In pratica, i proprietari di questo locale in una zona pressoché centrale del capoluogo lombardo hanno affisso un cartello all’ingresso dell’esercizio pubblico con la scritta “Vietato l’ingresso ai «runner»” e sotto alcuni nomi delle principali società-app che svolgono il servizio di consegna a domicilio del cibo.

Accanto a questo, un altro cartello con una freccia verso sinistra e una semplice scritta accanto: «riders».

Dapprima sbalorditi di come si potesse arrivare a tanto (si è passati dal “divieto di ingresso ai cani” a quello dei lavoratori), abbiamo voluto fare una ricerca del cartello incriminato per le vie di Milano.

Quella che vedete è la foto che abbiamo scattato (niente fotomontaggi da fake news, eh!) proprio qualche sera fa.

Sorgono spontanee alcune domande e riflessioni dopo aver visto tale annuncio:

  • Se è vero che le parole sono importanti, non sarebbe opportuno fare un cartello un po’ più accogliente e rispettoso del lavoro svolto dai fattorini della gig economy? Magari un “Per i fattorini delle app, l’ingresso è quello della porta accanto”?
  • Poi, una volta li chiamate runner, un’altra volta rider: anche questo aspetto denota poca sensibilità e conoscenza di un fenomeno come la gig economy e del rapporto con chi ci lavora.
  • Se vi piace il servizio di consegna, perché mortificare in questo modo chi lavora per voi? A questo punto, perché non fare una consegna a domicilio in proprio?
  • Questa “guerra tra poveri” sicuramente non fa bene a un clima già in parte teso dove la gig economy è vista come un “male necessario” per fare affari piuttosto che trovare insieme una soluzione per un lavoro dignitoso.

Tuttavia, parlando pochi giorni fa con una lavoratrice di Deliveroo di Roma e commentando proprio questo cartello, ci ha detto che la società britannica di delivery food invita la propria flotta di fattorini a segnalare casi di “maltrattamento” (a quanto pare anche nella capitale ci sono alcuni casi simili, anche solamente verbali) da parte delle attività commerciali che usufruiscono del servizio digitale.

Certo, non sappiamo se poi ci saranno ripercussioni reali o tirate di orecchie ai titolari dei locali tuttavia in qualche modo Deliveroo cerca di sopperire all’imbarbarimento della ristorazione e dei pubblici esercizi.

Situazioni del genere (a detta del lavoratore che abbiamo incontrato, ci sono altre attività milanesi che anche a parole maltrattano i fattorini della gig economy) sono segnali ancora una volta chiari e inequivocabili che qualcosa va fatto per normare questa parte dell’economia digitale.

Intanto, per chi volesse contribuire al nostro osservatorio sulla gig economy in Italia, è disponibile il questionario online da compilare e condividere con chi lavora sulle piattaforme online.

Per chi volesse invece sentire le parole del rider che abbiamo incontrato, ecco il video.