Luca Bove nato nel 1972 a Gallipoli (LE), Laureato in Informatica con un master in management delle PMI, mi occupo di SEO e in generale web marketing dal 2000 con la mia azienda IM Evolution srl.
Sono appassionato di tecnologie e di piante grasse, quest’ultima passione è scemata quando mi sono trasferito nella fredda pianura padana.
L’ultimo social post?
L’ultimo è stato quello autocelebrativo sul Premio Web Italia alla professione 🙂
Invece l’ultimo post serio è stato riguardo le evoluzione delle Google Maps.
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
La presentazione da parte degli ingegneri di Google Matt Cutts and Othar Hansson del markup di authorhisp per i contenuti.
Mac, Windows o Linux?
Windows e sporadicamente Linux.
L’ultimo acquisto online?
Ho appena comprato una polo e un camicia su siti di vendite private.
Un libro che ha segnato la tua vita?
Non ho un libro in particolare, di solito leggo molti saggi e libri professionali, soprattutto sul web marketing. Ultimamente dopo un seminario di Filippo Toso sto leggendo una serie di libri sulla psicologia della persuasione.
Gli ultimi libri (non saggi) sono state 2 graphic-novel di “storia” matematica: «Logicomics» di Christos H. Papadimitriou e A. Doxiadis e “Ultima lezione a Gottinga” di Davide Osenda.
Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Da ogni progetto si riesce ad imparare qualcosa.
Quando hai deciso di diventare SEO manager?
Nel 2000, quando lasciai il lavoro dipendente per mettermi in proprio insieme ad altri 5 ragazzi. Era un mondo emergente ed affascinante e c’erano già troppi programmatori web in giro per cui pensai di differenziarmi e di fare qualcosa di utile per far funzionare i siti web.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Entrambe. Lo studio, soprattutto quello continuativo, è fondamentale soprattutto nel nostro mondo dove le novità sono tante e l’unica costante è il cambiamento: è certo che quello che sai ora sarà presto obsoleto. E alcune volte “presto” si misura in mesi.
Importante è anche l’esperienza pratica, battere il muso contro casi reali, studiare situazioni nuove e complesse permette di conoscere e di approfondire dei dettagli che svelano tante cose. E il mestiere del SEO è fatto anche di cura maniacale dei dettagli.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Primo colloquio l’ho tenuto a Roma qualche giorno dopo la laurea, era per una figura di betatester per conto di una multinazionale della consulenza software. Ero totalmente inesperto e non avevo idea di cosa fosse il mondo del lavoro, questo primo impatto fu stato brutale, mi ricordo di esserci rimasto male.
Non accettai mentre i il professore con cui mi ero laureato mi propose un contratto di ricerca all’Università per alcuni mesi.
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Tanti. Un incontro che ricordo è quando da poco lavoravo come programmatore l’aver seguito alcuni corsi di “vendita” a cura di Mario Silvano mi fecero capire che dovevo approcciare tutto il mio lavoro in maniera olistica e mi hanno fatto cambiare anche l’approccio con i colleghi.
E un’intuizione vincente?
Quella di fare il SEO in tempi non sospetti, quando in pratica la professione non esisteva.
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare SEO come te?
Studiare tanto e fare molte prove ed esperimenti. E soprattutto essere consapevoli che il mondo del marketing online è vastissimo, che il SEO da solo senza integrazione nella comunicazione aziendale serve a poco e che occorre conoscere un po’ di programmazione, di usabilità, di social media, di funzionamento della pubblicità tradizionale, del comportamento del cliente ecc.
Per iniziare un ottimo banco di prova sono le affiliazioni, creare dei progetti per vendere prodotti e servizi in affiliazione è un’ottima palestra per comprendere le complesse dinamiche sull’uso dei motori di ricerca delle persone.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Si, conosco molte persone che lavorano come dipendenti in telelavoro. E questo è stato possibile grazie ad Internet.
Grazie ad Internet si possono avere informazioni in maniera molto più semplice rispetto a prima. E anche la formazione continua e lo scambio di esperienze è facilitato dallo strumento. Occorre poi molta serietà da parte dei datori di lavoro e dei dipendenti per usare al meglio gli strumenti a disposizione, occorre capire
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Sicuramente serve una grossa riflessione sui temi che INTERNET ha aperto oppure ha estremizzato, penso alle problematiche di privacy o al diritto di autore.
Nel caso di rapporti lavorativi si perde la cognizione del tempo e del luogo, si può lavorare quando si vuole e dove si vuole. Magari poi lavorare da soli a casa è noioso e quindi servono spazi di social work attrezzati. Occorre poi misurare i risultati del lavoro non essendoci controlli fisici di altre persone.
Non so se un sindacato può essere lo strumento giusto, ma di sicuro occorre affrontare questi temi.
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
É una bella domanda, molto complessa. Semplificando parecchio dico che la mia professione è quella che permette di promuovere un prodotto, un servizio, o un’idea grazie alle opportunità messe a disposizione dai motori di ricerca.
Hanno fatto un lavorone e cercato di definire le professioni del web (tra cui anche il SEO) su http://www.skillprofiles.eu, il documento si trova qui http://www.skillprofiles.eu/stable/profili_professionali_web_stable.pdf
C’è da dire che la professione di SEO è in continua evoluzione perchè cambiano i motori di ricerca, cambia lo scenario di riferimento e anche il comportamento delle persone su Internet. Richiede competenze tecniche e conoscenze di marketing, l’evoluzione che c’è stata in questi anni ha creato anche tante specializzazioni interne, si parla ad esempio di social SEO oppure di Local SEO.
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
No. L’utilizzo di dispositivi portatili (tablet, smartphone, netbook) ti permette di lavorare lontano dall’ufficio classico.
Conosco molte persone, anche dipendenti, che lavorano da casa con profitto e soddisfazione.
A livello personale occorre poi imporsi delle regole per trovare un buon equilibrio tra lavoro e il resto della vita.
Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Sui social network ho tanti amici, conoscenti e colleghi (nell’ordine di migliaia), ma ne frequento pochi.
Con dei colleghi sparsi per l’italia ogni tanto facciamo degli eventi dove ci incontriamo di persona, altri si vedono a convegni o seminari.
E’ importante la conoscenza e il contatto fisico ogni tanto, permette di rafforzare i legami (professionali) e il bigliettino di visita cartaceo rimane comunque un TROFEO della conoscenza diretta e non solo virtuale.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Si quasi sempre. Uso anche i social.
Che sia un prospect, o qualcuno di cui sono venuto a conoscenza, cerco subito informazioni su Google o sui social.
di Mario Grasso