Banda larga: avanti senza soldi pubblici

0
658

Roma – La strada per la Banda Larga è sempre più stretta. Gli 800 milioni provenienti dall’asta delle frequenze 4G che, secondo il Ministro dello Sviluppo Paolo Romani, dovevano essere destinati alla banda larga sono stati ‘dirottati’ per le necessità di altri ministeri. Una decisione avvenuta dopo un duro braccio di ferro tra Tremonti e Romani che fino all’ultimo s’è battuto per lasciare i soldi alla realizzazione d’Internet veloce. Romani ha dovuto cedere.

La Banca Mondiale – La notizia è arrivata nel medesimo giorno in cui la Banca mondiale ribadiva che l’aumento di ogni dieci punti del broadband accelera la crescita economica dell´1,38%. E sono già noti i dati Mc Kinsey secondo cui la banda larga favorisce un aumento del Pil tra lo 0,1 e l’1,4%. Ma tant’è.

Tocca ai privati – Oggi di fronte ad un governo che si defila, rispetto ad un tema considerato da tutti ‘strategico’, riprende quota, giocoforza, l’iniziativa privata seppure non sia certo rassicurante il fatto che un Paese debba affidarsi completamente al mercato per investimenti così importanti per il bene pubblico.

L’ipotesi era cominciata ad emergere già all’ultimo convegno di Capri sulle Tlc: qui Vito Gamberale, ad di Fondo 2i, aveva parlato dei suoi piani per affidare alla società controllata Metroweb (la stessa che ha cablato Milano) la realizzazione della rete in fibra ottica.

800 milioni sfumati – E oggi, dopo che gli 800 milioni inizialmente promessi dal Governo sono ‘sfumati’, il progetto del Fondo2i, (che è partecipato con il 16% da Cassa depositi e prestiti) diventa l’alternativa più credibile. Nella sostanza le scelte di investimento saranno private. L’intervento pubblico per la rete di nuova generazione sarà casomai «complementare», ha detto ieri Franco Bassanini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti e neoPresidente di MetroWeb.

F2i punta a collegare Bergamo Brescia, Genova e Piacenza, attraverso partnership con le utilities locali. Sono in vista accordi anche con la società Iren, nata della fusione tra le municipalizzate di Torino e Genova, e la società emiliana Enia. Le prossime settimane saranno decisive per capire la reale portata dall’operazione e quali altri operatori, oltre a Telecom e Fastweb che hanno già dato un sostanziale ‘via libera’, saranno della partita.

Il Digital divide incombe – Non é chiaro comunque quanto il piano sarà in grado di ridurre il ‘digital divide’ del Paese: il progetto è infatti indirizzato alle città che hanno già mercato, zone selezionate, a media-alta redditività, distretti industriali. Altre zone del Paese però rimangono scoperte, completamente o in parte. É ancora lontano quindi il sogno di una rete veloce per tutto il Paese.

 

SOSTIENI IL NOSTRO SOCIALSTRIKE PER LA BANDA LARGA!

di Giuseppe de Paoli