Luca Favaretto nasce a Venezia nel 1982. Si laurea in Informatica all’Università di Padova e diventa consulente Oracle per una grossa società. Si occupa di analisi e sviluppo di nuovi progetti. Ha una grande passione per il web e smartphone e appena può si destreggia con WordPress, Joomla, PHP, jQuery, Flash, Photoshop, Xcode, ecc. Adora l’informatica e tutto ciò che ci ruota attorno, basta che sia tecnologico. Tra gli hobby: la fotografia e lo snowboard.
L’ultimo social post?
Uso pochissimo i social, non lascio quasi mai post e tweet.
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Il video della canzone “Empire State Of Mind” (mi manca NY!).
Mac, Windows o Linux?
Windows per lavoro, Mac per tutto il resto.
L’ultimo acquisto online?
Il libro “Sviluppare applicazioni con iPhone SDK”.
Un libro che ha segnato la tua vita?
Non leggo molto (anzi, non leggo per niente), tra i pochi che ho letto mi ha sicuramente colpito un libro di Terzani “Un indovino mi disse”.
Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Nella mia breve carriera informatica ho sviluppato qualche progetto molto grosso che manipola e gestisce tabelle Oracle da miliardi di righe quindi con problematiche di performance, latency, retention dati.
Quando hai deciso di diventare programmatore?
Beh dopo la laurea in informatica non potevo che fare il programmatore, si comincia dalla gavetta!
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Lo studio sicuramente per darmi le basi e il metodo per la risoluzione di problemi che mi si presentano nella pratica.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Mi ricordo che in uno dei miei primi colloqui mi hanno fatto notare il mio abbigliamento. Avevo jeans, camicia bianca e maglione a righe. Non ero in giacca e cravatta ok, ma non mi sembrava di essere vestito male!
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Purtroppo ancora no.
E un’intuizione vincente?
Nemmeno quella… sigh!
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare programmatore come te?
Che non è tutto oro quel che luccica. Che non ci sono guadagni facili in questo mestiere, anzi, o si ha l’Idea con la “i” maiuscola o è un lavoro come un altro.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Davvero? Mi sa che me lo sono perso! 😉 A mio avviso internet non ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. In questo paese l’ignoranza regna sovrana! La Pubblica Amministrazione fatica ad informatizzarsi, la vecchia generazione è retrograda. Non posso prenotare una visita via Internet, gli archivi dati non sono centralizzati e quindi lunghe code negli uffici comunali, quel poco di informatizzato che c’è non funziona! Gia’ nel mio piccolo quando propongo una novità che va al di fuori degli schemi mi sento rispondere “troppo moderno, continuiamo come abbiamo fatto finora”. Quindi in Italia Internet ha cambiato davvero poco, solo a guardare Facebook e a mandare mail agli amici.
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Per la posizione che ho ora questa è una domanda a cui non so cosa rispondere.
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Mi occupo della gestione di grosse moli di dati, che quindi devono essere catalogati, elaborati e consultati. E tutto ciò non si può fare con carta e penna! Capito nonna?
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Si ha senso, perchè siamo networker non significa che possiamo fare ciò che vogliamo. Un minimo di disciplina ci vuole.
Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
In questo momento i miei amici sui social network (o meglio sul social network) sono 242. Li conosco quasi tutti, e di questi ne frequento “off-line” una ventina.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Dipende di chi si tratta, se e’ un’azienda, o comunque una persona che ha a che fare col mio lavoro allora si, altrimenti no.
di Mario Grasso