Alessandro D’agnano – Web designer

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34 anni, pugliese, dopo 10 anni tra Roma e Milano decide di continure la sua vita professionale in Puglia. Il suo progetto è quello di creare un polo di eccellenza anche in Puglia, sull’esempio del Veneto.
Diplomato e dipendente Telecom Italia da oltre 10 anni. Negli ultimi 2 anni ha ricoperto il ruolo di web art director senior per il gruppo Telecom Italia. Parallelamente è un freelance e lavora con diverse realtà italiane ed estere. Appassionato di moda, calcio e carne di cavallo. Sposato e con un bimbo di 3 anni, a voi il racconto del web designer Alessandro D’agnano.

 

L’ultimo social post?
Ovviamente invio numerosi tweet durante il giorno, ma considerando un post strutturato direi l’articolo pubblicato sulla Gallery Awards che affronta il tema di nuove professionalità richieste ai web designer moderni in merito all’approccio “Responsive”.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Su Youtube mi piace cercare i video dei pezzi live dei miei gruppi preferiti (The Knife – Like a pen), oppure clip di vecchie partite di calcio (Il meglio di DelPiero, anche se sono milanista).

Mac, Windows o Linux?
La mia carriera attualmente è al 50%. Fino al 2005 ho usato Windows, poi sono passato a Mac. Attualmente il MacAir rappresenta quanto più il concetto di device del futuro. Un vero portatile che collegato a monitor grandi, tastiera e mouse diventa una workstation. Lavorando per il web non ho bisogno di grande potenza di calcolo.

L’ultimo acquisto online?
Un biglietto del treno per Roma

Un libro che ha segnato la tua vita?
Il primo libro di Zeldman. Quando ho deciso che oramai le tabelle non erano più sostenibili.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Come web designer tutti, come art director aver seguito per 2 anni la digital identity per Telecom Italia (dove ancora lavoro).

Quando hai deciso di diventare web designer?
Lavoravo come operaio in un oleificio in Puglia. Avevo sempre i pc tra le mani poi installai Flash3 e fu l’illuminazione. Parliamo di tempi in cui c’era la chat “C6” e il modem andava a meno di 56K.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
La pratica.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il primo colloquio in ambito web fu nel 2001 quando fui assunto in Telecom Italia. Arrivai all’appumennto con oltre 3 ore di ritardo, perchè qualcuno si era buttato sotto un treno.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Devo dire che lo sto aspettando. Per il momento la persona che più mi ha dato un’opportunità di crescita è il mio ex-capo di Telecom, Loredana Grimaldi che mi ha permesso di lavorare su temi complessi e di enorme visibilità.

E un’intuizione vincente?
Decidere nello stesso anno di abbandonare i layout con le tabelle e lo sviluppo flash. Per flash ho deciso qualche anno prima che il problema Apple scatenasse il crollo nell’utilizzo del player.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web designer come te?
Innanzitutto di imparare bene l’inglese perchè i migliori manuali, le migliori risorse e seminari avvengono in inglese e non in Italia. Poi curare molto il proprio portfolio e personal branding.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
A mio avviso non lo ha ancora cambiato. Ha solo creato nuove professioni che non sono istituzionalizzate nelle aziende.

Alessandro D'agnano - Web designerServe un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Il sindacato serve per molti motivi. Uno di questi è la risposta alla domanda precedente. Nelle grandi aziende non sono ben delineate queste professioni. Inoltre nonostante la tecnologia sia matura non viene applicato il tele-lavoro. Un sindacato serve per poter portare avanti alcuni temi sui giusti tavoli della politica. Potrebbe essere utile anche creare un albo professionale. Un sindacato potrebbe dare visibilità a queste professioni anche con attività sociali come creare la “nazionale di calcio dei net workers” per devolvere gli incassi a persone o gruppi bisognosi.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Ci sono le marche. Aiuto le marche a vendere di più e farsi conoscere meglio.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Onestamente è una cosa con cui sto combattendo ossia il tele-lavoro. Lavorare in ambienti creativi richiede la presenza e la capacità di lavorare in gruppo, ma ci sono giorni in cui si può lavorare in autonomia da casa, senza inquinare e senza sprecare tempo e denaro negli spostamenti.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Direi che non ho amici ma solo persone interessanti da seguire e con cui scambiare opinioni di lavoro.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
No, su Linkedin.

 

di Mario Grasso